A Canepina, quest’anno, si è deciso di dare un tono più elevato alla processione, tradizionale, del Venerdì Santo. C’è un ritorno delicato alle tradizioni popolari. Tradizioni che sono espressione di una storia di fede, ma che dovrebbero essere anche espressione di un nuovo impegno nella vita e nella storia. Altrimenti decadono in folklore e anche questo a volte sciatto e annacquato. E’ come il canto o le letture in Chiesa. Non basta che ci siano. Debbono anche essere decorose, fatte bene e spiegate nel loro contesto storico e, permettetemi, biblico-teologico. Troppo pressappochismo e sciatteria sono entrate dentro le mura del sacro. E non basta essere vestiti con paramenti smaglianti perché la celebrazione sia liturgia.
La processione del Venerdì Santo a Canepina? Appartiene all’universo devozionale delle tradizioni popolari. Va mantenuta. Ma va purificata.
Avrà un percorso non troppo lungo, possibilmente ordinato e composto. L’appuntamento è per venerdì 30 marzo, alle ore 21. Partendo dalla Chiesa collegiata, sfilerà per le strade del paese, a indicare che la fede deve uscire e essere seminata nel mondo del quotidiano. Per diventare luce e lievito e sale per un mondo nuovo. Ci sarà la banda di Grotte S. Stefano e i nostri cori a ricordarci la bellezza della musica, la bellezza che deve scandire il lavoro umano. Ci saranno figuranti come presenza del popolo che ha in mano (dovrebbe!) i destini del paese. Sono invitati a ‘partecipare’ e non solo a ‘vendere opinioni’ tutti coloro che possono e credono nelle espressioni popolari della cultura e della fede. Ci sarà un tema guida. Quest’anno abbiamo scelto il tema ‘Le tre cadute’, leggendo nella caduta la fragilità umana in tutte le sue forme. In tre postazioni preparate con musica, impianto sonoro e luci ci si fermerà brevemente per un momento di riflessione su un testo scritto appositamente. Le tre cadute ci ricorderanno il fango e il marcio che esiste e che impedisce (anche per responsabilità nostra personale) di respirare l’aria pulita della fede vera. C’è ‘marcio’ dentro la Chiesa. C’è ‘marcio’ dentro le istituzioni civili e le professioni. C’è ‘marcio’ dentro di noi e dentro il nostro paese. Un narratore leggerà con calma i testi scritti da uno di noi. In quel momento fermiamoci a riflettere, a meditare. Il mondo si rialzerà in piedi, anche se lentamente e a fatica, solo se ognuno di noi si stufa di vivere nel fango e nel marcio. Una coscienza rinnovata nell’oceano della fede e della speranza servirà a riprendere in mano non solo le devozioni popolari, ma i destini di un popolo. E che ce ne sia bisogno… basta guardarsi attorno e dentro di noi. Invito tutti noi a risorgere. Perché lo possiamo.