Sceglieva con cura le vittime da derubare sui treni della linea Trieste Roma. Persone addormentate dopo un lungo viaggio o una stancante giornata di lavoro. Gruppi di conoscenti intenti a parlare o assorti nei propri pensieri. E così, indisturbato, sfilava da tasche e borse i cellulari dei malcapitati e si dileguava tra la folla, nascondendosi nei vagoni carichi di pendolari.
Per questo è accusato di furto, il giovane M.C., residente nel Nord Italia: fermato alla stazione di Orte dopo l’allarme lanciato dalle vittime, si ritrova a processo davanti al tribunale viterbese.
A denunciarlo tre delle vittime, che in aula offrono racconti dettagliati di quegli istanti.
”Avevo scelto tre sedili uniti per poter allungare le gambe e riposarmi un po’: il viaggio che avevo davanti per arrivare da Trieste a Roma non sarebbe stato breve e così mi sono messa a sonnecchiare. Lasciando il mio cellulare, con tanto di custodia, sulla pancia. Sentivo la pressione sulla pelle ed ero tranquilla’’ spiega al giudice Giacomo Autizi.
”Poi all’improvviso questo peso non c’è più: apro gli occhi di scatto e dagli schienali dei sedili davanti vedo una mano che teneva il mio cellulare allontanarsi’’. Un cellulare di pochissimo valore, tra l’altro. ”A trarre in inganno M.C. deve essere stata la custodia in cui lo tenevo. Nuova. Grande. Peccato che dentro ci fosse un cellulare da 20 euro’’.
E ancora. ”Ero in chiacchiere con alcune persone sedute accanto a me – racconta un’altra delle vittime derubate – all’arrivo del controllore, vedo un uomo dileguarsi in fretta. Ho pensato non avesse il biglietto. Invece, quando sono andato a cercare il cellulare, non era più nel mio borsone. Ho chiamato aiuto e con il capotreno ci siamo messi alla ricerca del furfante’’.
Solo a Orte il suo ritrovamento, all’interno di una bagno, assieme al tecnologico bottino. Così la denuncia. E ora il processo. si tornerà in aula a gennaio.