All’ incirca 7 ore e trenta di volo per atterrare fra spiagge bianche, mare cristallino, fondali di coralli , pesci colorati e foreste rigogliose, un vero paradiso incontaminato. Benvenuti nell’ arcipelago di Zanzibar nella Repubblica Unita della Tanzania. Le origini di questa terra sono ancora oscure, alcuni la definiscono ” la terra dei neri” dal persiano, altri ” la terra dello zenzero” dagli arabi. L’ isola di Unguaja ospita la capitale, Zanzibar city. Qualche kilometro a sud c’è Mafia Island quasi sconosciuta, un ‘ isola abitata prevalentemente da pescatori. A nord di Unguja si trova Pempa, soprannominata anche ” isola sempre verde”, per la sua vegetazione rigogliosa, con pochi villaggi turistici e strade sterrate ancora difficili da percorrere.
Il punto forte di questo paradiso è il mare, i fondali cristallini, la sabbia bianca e l’ emozioni che riesce a trasmettere. Nel mio piccolo conosco quest’ isola abbastanza bene, sono circa 11 anni che passeggio fra le vie di Stone Town, la capitale , e posso assicurarvi che si tratta di un paradiso a cielo aperto.
Le vie richiamano le popolazioni che l’ hanno attraversata, dagli arabi ai persiani, indiani, moreschi, europei. Stone Town è la parte vecchia della città, difatti in Swaili, la lingua locale, la traduzione è proprio ” la città vecchia”, eletta patrimonio dell’ Umanità da parte dell’Unesco nel 2000.
Passeggiando per le vie si possono ammirare i portoni di legno intagliati, decorati con motivi islamici o indiani. Fra i palazzi più belli della città dovete assolutamente visitare la Moschea di Malindi, il Palazzo del Sultano, quello delle Meraviglie ,la cattedrale di San Giuseppe con le sue guglie e per gli amanti della musica, la casa del grandissimo Freddy Mercury. Si trova all’ incrocio tra Kenjatta Road e Gizenga Street, nel cuore di Stone Town, oggi occupata da un negozio di souvenir , la Zanzibar Gallery. Purtroppo non troverete molto oltre qualche foto e una placca d’ oro fuori la porta, molti altri paesi avrebbero sfruttato maggiormente la presenza di un artista cosi influente, ma forse per qualche pregiudizio sulla sua omosessualità e la sua morte per Aids, Freddy Mercury non è stato mai amato a pieno.
Camminando sul lungo mare sarete circondati da tavolate di mille colori. Cibi locali cucinati e serviti sulla strada. Spiedini di carne e pesce grigliati al momento o impanati. Ananas fritte, dolciumi, il naan: il pane prettamente indiano che si accompagna a salse speziate che stuzzicano l’appetito.
I negozi per le strade sono piccoli bazar che espongono frutta di stagione, pacchi di riso, banane fritte, samosa di carne e verdure. Il mercato generale non ha un buono odore, ma la fragranza delle spezie si miscela al resto e inganna l ‘olfatto.
La popolazione del luogo vive di cose semplici, la maggior parte di loro sono sotto la soglia di povertà. Si sostentano utilizzando le materie prime che offre l’ isola , come la pesca e l ‘ agricoltura rurale. Indossano quasi sempre vestiti colorati e i loro visi sono sorridenti con un leggero velo di malinconia.
Hanno la loro cultura, professano per il 97% la religione musulmana, vivono secondo esigenze e priorità molte diverse dalle nostre, ma quando mi fermo ad osservarli non vedo invidia nei loro occhi, ma sorrisi e semplicità di chi riesce a vivere e gioie anche con poco.
I bambini trasformano qualsiasi oggetto in gioco, la loro fantasia è la nostra play station, come se l’ orologio per loro si fosse fermato ai tempi dei nostri nonni.
Le donne del posto accudiscono i figli, lavorano nei campi , e nei periodi di turismo lasciano Stone Town per dirigersi verso i resort dove si trasformano in abili venditrici. Espongono sulla spiaggia le loro creazioni artigianali, quadri colorati, tele masai e ci deliziano con massaggi rilassanti.
Non hanno attestati affissi alle pareti dei propri saloni, mani soffici come seta, ma piccole capanne fronte mare con teli bianchi per ripararci dal vento e coccolarci, mani un pò ruvide per un effetto scrub a soli pochi spiccioli e qualche regalo.
Non posso far altro che augurarvi buon viaggio, e come direbbero in zanziberino KARIBU!