La protesta dei lavoratori non era certo finalizzata alla chiusura dell’azienda ma all’ottenimento delle spettanze pregresse e di rassicurazioni sul futuro. A loro va tutta la mia solidarietà e a loro è rivolta la mia preoccupazione, nell’auspico che la vertenza abbia una soluzione positiva. Adesso la parola spetta al giudice nella sua autonomia. L’auspicio è che vi siano tutte le condizioni per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per lo sviluppo del sito produttivo.
Ci eravamo incontrati sul finire di agosto. Lo scontro era duro, ma io non ho mai avvertito da parte dei dipendenti l’idea che questa iniziativa dovesse portare alla fine dell’attività dell’azienda. Serviva invece per avere finalmente una sede in cui discutere i problemi con tutte le parti in causa, provare a risolvere le vicende pregresse e avere certezze sul futuro. Da tempo i lavoratori avevano rinunciato a ciò che spettava loro con continui ritardi nei pagamenti e serviva un segnale di comprensione di questa difficoltà visto che il passaggio da Edilgori a Maico non aveva mai avuto sufficienti elementi di garanzia e trasparenza. Avrebbe aiutato aver dato maggiori notizie concrete ai dipendenti.
Verso la metà di settembre, si è percepita la possibilità di imboccare una strada più positiva. Degli impegni per venirne fuori erano stati assunti da parte della Maico e non sono stati rispettati. La realtà è che quello stabilimento ha avuto e può avere una funzione strategica per l’economia di questo Paese vista la qualità del lavoro e della produzione industriale.
Auspico che vi sia la possibilità di evitare il fallimento, condizione necessaria per concentrarci sulle opportunità future. È indispensabile in ogni caso il massimo dell’unità di intenti da parte di tutte le forze politiche e sociali del territorio e la giusta interlocuzione con le istituzioni regionali e nazionali, capace di accompagnare questa fase così delicata e difficile.