Si alternano colori pastello sulle pareti della città.
L’ aria calda sale dall’asfalto.
La vegetazione secca.
La popolazione dalla carnagione olivastra, marroncina.
I volti pensierosi, un po’ rigidi, non molto gioiosi.
Sono atterrata a Caracas una delle città più pericolose del Venezuela e dell’America del sud.
Con il mio lavoro a volte atterro anche dove è sconsigliato avvicinarsi.
Caracas venne fondata nel 1567 dall’esploratore spagnolo Diego de Losada.
Inizialmente prese il nome di Santiago de Leon de Caracas che poi fu abbreviato in Caracas. Passarono per questa città grandi personaggi politici, fra cui l’ eroe rivoluzionario Simon Bolivar (la cui casa è aperta al pubblico e trasformata in museo) e il generale Francesco de Miranda.
Purtroppo è la città più violenta al mondo con 120 omicidi l’ anno ogni 100 mila abitanti, oramai ha superato l’Honduregna San Paolo Sula.
Le strade che caratterizzano la città sono lunghe e sinuose, scomode ma estremamente inusuali.
Il fiume Rio Guaire attraversa la città da ovest ad est e se volete trascorrere una notte fuori dalle righe alloggiate nell’hotel in cima al monte Avila, i 2600 metri di altezza regalano la vista completa di tutta la città.
Il monte comprende la zona protetta del Parque National El Avila.
La città è ricca di edifici di Art Deco, chiese coloniali, musei e grandi piazze. Il pilastro economico da sempre è l’ industria petrolifera che ha fatto crescere la popolazione in pochissimi anni.
Purtroppo la guerriglia che si scatena frequentemente in piazza crea ancora più malessere.
Qui perdono la vita persone innocenti, troppo spesso.
Io che atterro qui per lavoro vengo trasportata in albergo con Il pulmino della struttura, ma a mio avviso è meno sicuro di ciò che dovrebbe essere.
Il miglior modo per conoscere la città che ci ospita è parlare con la popolazione locale.
Parlando con alcuni abitanti del posto mi sono sorpresa. Pur essendo terrorizzata alcuni di loro mi dicono che non tutte le zone di Caracas sono pericolose, che non bisogna avere continuamente paura, ma io mi guardo intorno anche per attraversare la strada ed entrare nel supermercato di fronte l’ albergo, un supermercato chiuso fino a qualche giorno fa per una terribile sparatoria.
Sostando qualche giorno ho riscontrato che la moneta del paese, “bolivar”, ha una valuta molto bassa rispetto all’euro e il mercato nero è presente, costante e raccapricciante.
Non riesco a capire come si possa cambiare 1 euro a 13 bolivar per poi passare dal mercato nero e ottenerne 90, troppi soldi sporchi da smaltire considerando che i bolivar non possono uscire dal paese ed essere cambiati una volta tornati in Italia.
Una ragazza che lavora nel centro estetico accanto all’ albergo mi racconta che nessuno accetta un salario fisso, per la dittatura che vige nel paese sarebbe troppo basso e si rischierebbe la fame.
A quella donna hanno ucciso il marito.
Proprio li, davanti al centro.
Lei era incinta e lui aveva un difetto, possedeva un auto.
Il papà e il fratello avevano un’ impresa edile da anni ma lo Stato dopo un po’ ha deciso che il loro guadagno non era consono alla dittatura comunista ed era opportuno dividere, o meglio dare allo Stato il loro profitto, la loro attività, le loro mura per qualcosa di nuovo dove loro non ne avrebbero più fatto parte.
Un governo da schemi rigidi e da mura invalicabili, un padre padrone che gestisce i suoi innumerevoli figli.
Peccato che come ogni padre severo e dittatoriale oltre ai suoi figliol prodighi ha anche i suoi ribelli,nemici che non vogliono far altro che scappare e trasgredire regole, creando caos, spacciando in ogni angolo. Contrabbandano, si comportano senza etica e morale perché sono cresciuti con un padre che invece di parlare , spiegare, slacciava la cinta dei pantaloni e puniva senza fornire troppe spiegazioni.
Cosi i ribelli rischiano, osano , uccidono e a volte non si rialzano più.
Camminando per la città se li guardi profondamente negli occhi vedrai che ognuno di loro, chi più chi meno, è stato picchiato da quella cinghia.
C’è chi ha dimenticato, chi ne porta ancora il dolore e chi come i più ribelli non avrà mai sufficentemente tempo per dimenticare e perdonare.
Una città ricca di sfumature, affascinante per i colori, la storia , i paesaggi, per la popolazione che la vive e ne subisce il fascino e la malavita.
Uno spaccato di realtà che a volte vediamo solo nei film o nei telegiornali in pausa pranzo, ma se dovesse capitarvi, anche in uno scalo per poi volare altrove, fermatevi almeno per un giorno, ne varrebbe veramente la pena.