Depositata nella mattina dell’8 settembre, in Corte di Cassazione a Roma, la Legge di Iniziativa Popolare per la Scuola della Costituzione. Tra i presentatori della proposta di legge c’era anche la rappresentate del comitato Lip di Viterbo Rossella De Paola.
Il percorso della Legge di Iniziativa Popolare per la Scuola della Costituzione è lungo, complesso e articolato. Venne elaborata in una prima stesura nel 2006, attraverso il coinvolgimento democratico di migliaia di genitori, studenti e insegnanti, e fu supportata da ben centomila firme. Divenne la bandiera dell’opposizione alla “buona scuola” renziana. Entrò nelle Commissioni Istruzione di Camera e Senato per esserne subito cassata, a conferma di quale fosse l’idea di ascolto renziano. Dopo l’approvazione, a colpi di fiducia, della scellerata legge 107, i comitati LIP hanno ripreso un nuovo percorso di discussione e rielaborazione del testo originale, per migliorarlo ulteriormente ed attualizzarlo. Percorso concluso lo scorso 22 gennaio.
Ieri la consegna ufficiale della nuova proposta presso la Corte di Cassazione di Roma, con la firma degli atti da parte dei presentatori, tra i quali l’insegnante Rossella De Paola, in rappresentanza del comitato Lip di Viterbo. A partire dalla fine di settembre inizierà una campagna per illustrare il nuovo testo e raccogliere i fondi per l’autofinanziamento delle iniziative. Non ci sono partiti dietro, i promotori sono genitori, insegnanti, studenti e cittadini che hanno elaborato la legge d’iniziativa popolare per la Scuola della Costituzione, raccoglieranno le firme per proporre la legge al parlamento o semplicemente che ne hanno condiviso l’idea di scuola, i suoi principi fondanti. La raccolta di firme, ne servono 50.000, dovrebbe partire all’inizio del 2018.
In sintesi la proposta di legge contiene norme generali della pubblica istruzione per la scuola di base, dal nido alla scuola secondaria di secondo grado e trova le sue ragioni d’essere nella Costituzione e nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, ispirandosi ai principi di pluralismo, laicità, democrazia, inclusione e con una attenta cura all’acquisizione consapevole dei saperi, attraverso scelte metodologiche di qualità e non modaiole e commerciali.
La proposta di legge prevede anche la delega per il riordino degli organi collegiali, centrali, periferici e d’istituto. Una ventata di collegialità e partecipazione democratica dopo le storture in chiave autoritaristica e verticistica introdotte dalla legge 107. Si prevede una spesa per l’istruzione pubblica del 6% del Pil, adesso è il 4%, nessun finanziamento statale per le scuole private, corsi per l’Educazione degli adulti, gratuità dei libri di testo e del trasporto scolastico per le scuole dell’obbligo.
Preme sottolineare che la proposta di legge si presenta molto accurata anche nella scelta linguistica, perché è attraverso le parole che passano i concetti: in essa non vi è mai alcun termine che possa minimamente ricondurre alla aberrazione e degenerazione aziendalista, caratteristica principale della legge 107 e suoi precedenti quali le riforme Gelmini, Moratti e Berlinguer, nella convinzione profonda che tutto ciò debba essere estraneo ad una comunità educante democratica quale deve essere la Scuola.