”È davvero inusuale che una Procura, diversa da quella che si è occupata del caso di Attilio Manca, si affretti a mostrare solidarietà alle lacunose incongruenze messe in atto dalla Procura di Viterbo”. Dopo l’ex magistrato di Palermo, Antonio Ingroia, anche il fratello del giovane urologo, Gianluca Manca, risponde alle affermazioni del procuratore capo di Torino, Armando Spataro.
”Non ho mai visto niente di simile – dice Gianluca su ArticoloTre -, è come se il procuratore capo di Barcellona mostrasse interesse su una questione giuridica sollevata dalla lontana procura di Milano. Non comprendo”.
Il fratello di Attilio Manca, il giovane medico trovato cadavere a Viterbo il 12 febbraio del 2004, non ci sta alle parole di ”difesa” spese su Il Fatto Quotidiano da Spataro che sostiene le ragioni dei giudici viterbesi per aver archiviato la morte dell’urologo come un caso di overdose. Di contro Ganluca e la sua familgia, ora sostenuti anche dall’avvocato Ingroia (accusato dallo stesso Spataro di complottismo), hanno sempre creduto che il proprio caro non sia morto per droga, ma che sia stato ucciso da mano mafiosa per farlo tacere dopo aver preso parte all’operazione chirurgica del boss Provenzano.
”Qualcuno ha detto che mio fratello era un eroinomane – continua Gianluca -. La cosa sconcertante è che a riferirlo è il Procuratore capo di Torino, Armando Spataro. Inoltre mi auguro che il dottor Spataro, prima del suo commento di solidarietà alla discutibile accusa sostenuta dalla procura di Viterbo, abbia letto, approfonditamente, l’intero fascicolo sulla vicenda della morte di Attilio Manca”.
”Sono indignato come congiunto, come operatore del diritto ma, soprattutto, come cittadino italiano – conclude -. Le libere opinioni sono e restano tali, opinioni personali”.