È quando in mancanza di talento e mezzi economici si cerca di scimmiottare la musica commerciale, ammiccando a un grande pubblico che non esiste se non nella propria fantasia malata, che vengono partorite le peggiori nefandezze sonore: ritornelli aberranti, suoni molesti, voci che sembrano implorare un pezzo di figa ad ogni fraseggio. Sono esperimenti patetici di cui la provincia è piena, aborti spotanei di hit radiofoniche concepite durante incontri notturni fra personaggi sgraziati e boriosi. Il tutto sovente incorniciato da videoclip amatoriali altrettanto burini che non fanno che aumentarne l’effetto trash, come un faro puntato su un cassonetto nella notte.
Tutta questa merda, che una volta veniva assorbita dalle omertose mura delle cantine o di qualche pubetto, oggi va a riempire km cubi di Youtube.
E nei fondali putridi e bui di quell’oceano pseudopop noi talvolta amiamo immergerci, per incontrare quei piccoli Frankenstein del songwriting che nuotano disperati in cerca di cibo – un like, un commento, una condivisione – e donar loro magari un attimo di appagante celebrità, o semplicemente scriverci sotto “fai cacare porco***”.