In Italia, i primi robot chirurgici hanno iniziato ad entrare nelle sale operatorie molto lentamente. Dal 1999 esistono diversi prototipi di macchinari, ma è solo dal 2006 in poi che nello Stivale è arrivata una vera e propria invasione. Oggi siamo il terzo Paese al mondo dopo Usa e Giappone a possederne di più: ben 66, che nel 2012 hanno eseguito più di 7 mila interventi.
Il primo giugno, a Siena, presso il policlinico Santa Maria alle Scotte, è stato realizzato un’innovativo intervento di cardiochirurgia robotica: si tratta infatti di una riparazione mitralica in un paziente proveniente dalla provincia di Viterbo, portata a termine all’ausilio di un robot chirurgico chiamato Da Vinci. È importante sottolineare comunque, il robot non agisca in totale autonomia, anzi. A guidare i suoi bracci – sui quali vengono montati gli strumenti necessari per eseguire l’intervento – e a determinare i suoi comportamenti sono sempre chirurghi che si sono sottoposti a training formativi per imparare a utilizzarlo. Non esistono al momento robot, umanoidi o meno, capaci di decidere e agire in sala operatoria in autonomia.
“L’intervento – ha spiegato il dottor Lisi – è stato effettuato al termine di una lunga fase di preparazione che ha coinvolto un team multidisciplinare. Si tratta dell’unico programma dedicato alla cardiochirurgia robotica attivo in Italia, una naturale evoluzione delle procedure mini-invasive cardiache che pratichiamo ormai da 10 anni”.
Il Da Vinci consente, sulla carta, interventi meno invasivi, operazioni non praticabili con tecniche tradizionali, ricoveri più brevi. Meno rischi, sanguinamenti e cicatrici. Queste promesse hanno consentito alla Intuitive, la società americana che lo produce, di vendere oltre 2.500 esemplari in tutto il mondo.
Piena soddisfazione è stata espressa anche dal dottor Marchetti, uno dei membri del team che ha lavorato all’operazione. “L’intervento di cardiochirurgia robotica – ha affermato il luminare – permette di lavorare in condizioni operatorie innovative e stimolanti. Abbiamo completato il percorso clinico della paziente in tempi brevi e con risultati eccellenti. Lo stesso decorso in Terapia Intensiva è stato breve e privo di complicanze permettendo il trasferimento della paziente in reparto in prima giornata post operatoria e la sua dimissione dopo soli 5 giorni”.