Siete pronti a compiere un esperimento? Prendete dal mobile della vostra cucina il pentolino con cui siete soliti far bollire il latte o cuocere una patata e legatelo a una delle vostre caviglie con un bel filo resistente. Ora che avete l’equipaggiamento necessario, diamo il via all’esperimento vero e proprio: non vi resta che iniziare a camminare. Quanto rumore state producendo? Quanto fastidio provate nel trascinare con voi questo pentolino chiassoso che vi impedisce di muovervi con naturalezza e disinvoltura? Se vi chiedessimo di uscire per strada e camminare tra le persone, sareste sicuramente inorriditi e preoccupati all’idea che il mondo là fuori possa vedervi camminare con un pentolino. Cosa direbbe chi vi incontra lungo il vostro tragitto?
Lo stesso coccodrillo è rimasto sorpreso quando ha conosciuto per la prima volta il protagonista della storia di questa settimana. Dobbiamo forse precisare che si tratta di un buffo ippopotamo che trascina sempre dietro di sé un pentolino. Ebbene sì: Antonino – questo è il suo nome – si è presentato alla porta di casa del coccodrillo facendosi annunciare proprio dal rumore ora acuto, ora grave, del pentolino che è legato alla sua caviglia e che si muove come una trottola impazzita a ogni passo e a ogni sobbalzo della strada. Ma chi è Antonino? E perché ha sempre con sé un pentolino? Antonino è un piccolo ippopotamo (ma potrebbe benissimo essere anche uno di noi), a cui un giorno la vita è cambiata d’improvviso: una mattina, mentre camminava con serenità sorretto dalle proprie zampe, si è trovato per terra, come se avesse perso l’equilibrio. Da quando un pentolino gli è caduto sulla testa, Antonino non è più come tutti gli altri: è costretto a faticare molto di più, cerca di camminare come gli altri ippopotami ma con lui c’è sempre un pentolino da trascinare. E il pentolino si incastra nelle buche, diventa un peso quando il nostro protagonista vuole saltare, fa un rumore così forte da svegliare chi dorme, attira gli sguardi degli altri ippopotami. Il resto del mondo non comprende che Antonino deve sforzarsi molto per fare le cose che per tutti gli altri ippopotami sono semplici. Talvolta, in preda alla frustrazione, Antonino si arrabbia e reagisce piangendo o aggredendo gli altri e viene sgridato. Per questo, il piccolo ippopotamo vorrebbe sbarazzarsi del suo pentolino. Ma non può: “il pentolino è lì e non c’è niente da fare”. Decide allora di usarlo per nascondersi agli altri e diventare invisibile, pensando che così le cose saranno più semplici. Ma, una volta che il pentolino gli copre il volto, le persone si limitano a dimenticarsi di Antonino e lui conosce la sofferenza della solitudine. Il nostro ippopotamo deve così compiere una scelta che è anche e soprattutto un atto di coraggio: deve imparare a convivere con il pentolino, quell’handicap che lo rende diverso da tutti gli altri, quella difficoltà che lo allontana dagli ippopotami sempre più. “Il pentolino di Antonino” è una metafora efficace e intelligente di una difficoltà, una diversità che non si riesce a comprendere e può diventare motivo di esclusione da parte degli altri.
Che cosa rappresenta per noi il pentolino? Non si tratta per forza di una disabilità grave: ciascuno di noi porta sulle spalle il fardello di un pentolino che simboleggia un limite personale, sia psicologico sia fisico. A volte è un trauma, una grave perdita, un incidente, la separazione dai genitori, una condizione familiare complessa o l’esperienza di trovarsi in un nuovo contesto culturale. Il pentolino diventa così una nota caratteristica e distintiva, che ci differenzia dagli altri e che ci mette a disagio: Antonino non riesce a integrarsi nella vita della classe, non sta al passo con i programmi, non costruisce relazioni serene, vive il suo handicap come un ostacolo insormontabile, temibile al pari di un mostro che vuole fagocitarlo. Tutti gli Antonino si portano in giro un pentolino, un qualcosa di inadeguato e rumoroso, che genera imbarazzo, senso di impotenza negli adulti che si prendono cura di loro.
Ma – per fortuna c’è sempre un ma – per ogni Antonino c’è anche una signora Margherita. Chi è la signora Margherita? Una robusta e sorridente ippopotamo che indossa un bel grembiule cosparso di fiori e che ha imparato a riconoscere gli Antonino a km e km di distanza. Margherita è la prima che toglie il pentolino dalla testa di Antonino e che lo guarda per l’ippopotamo che è. E soprattutto Margherita è la prima che mostra al protagonista che anche lei possiede un pentolino: è più piccolo di quello di Antonino, così piccolo che sta dentro una tasca, ma c’è. È una ferita che non guarisce, ma è anche un’opportunità di crescita. Il pentolino è la condizione che ci limita o è l’occasione che ci sprona a conoscere la nostra forza? Questa settimana il coccodrillo ha pensato più volte all’Antonino che ha bussato alla sua porta di casa: tenero, indifeso, incredulo dinnanzi a quel peso rumoroso. E si è ricordato che è fortunato perché il proprio pentolino è davvero minuscolo e non fa nemmeno rumore. Ma come aiutare Antonino a portare il peso del suo handicap? Basta costruire una borsa abbastanza capiente da poter accogliere il pentolino.
Così il coccodrillo ha chiamato la signora Margherita che è bravissima con ago e filo.
E voi? Cosa state aspettando?
Il pentolino di Antonino
Isabelle Carrier
Kite edizioni
Consigliato ai bambini dai 5 anni in su, a tutti gli Antonino che ancora devono cucire la borsa per il proprio handicap e a tutte le Margherita che, infaticabili e sicure, continuano a tessere borse per i bimbi speciali.