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Unitus, botanici scoprono una pianta rara

Lo ricerca è stata condotta dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali di Viterbo

astragalo nano 2L’Astragalo nano (Astragalus exscapus), è una grossa erba perenne, della famiglia delle leguminose, con robuste radici legnose e grandi fiori gialli, tipica degli ambienti di steppa dell’Europa Orientale. Fino a poco tempo fa nessuno pensava che fosse possibile ritrovarla al di fuori delle Alpi, ambiente dove è comunque molto rara, ma grazie al lavoro svolto da alcuni esperti dell’Università degli Studi della Tuscia, questa pianta è stata ritrovata anche a poca distanza dal parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

“Le più vicine località note di questa specie si trovano in Val d’Aosta e nei Balcani, entrambe a circa 600 km di distanza – ha dichiarato Goffredo Filibeck, docente di botanica all’Università della Tuscia di Viterbo – l’astragalo nano si aggiunge ad altre specie, tipiche delle steppe asiatiche, che crescono con popolazioni isolate sui rilievi circostanti la conca del Fucino. Diciottomila anni fa, al culmine dell’ultima glaciazione, la vegetazione della penisola italiana era dominata da una steppa come quella che oggi vediamo in Asia centrale. Forse il clima continentale del Fucino, unitamente alla pastorizia praticata fin dall’epoca preistorica, ha mantenuto fino ai nostri giorni una piccola ‘isola’ di flora della steppa: una macchina del tempo che ci rimanda a quando qui c’erano i mammut”.

Il team di botanici del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università della Tuscia di Viterbo, che da tempo studiano le caratteristiche ecologiche dei pascoli del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha rinvenuto nella Marsica poche centinaia di esemplari di Astragalo nano, tutti ubicati in una ristretta area presso Monte Tricella, circa 1 km fuori dai confini del Parco. “Il ritrovamento conferma l’importanza, per la biodiversità e per le connessioni ecologiche, del territorio della Valle del Giovenco e dei suoi monti, a torto ritenuti minori” commenta Cinzia Sulli, responsabile del Servizio Scientifico del Parco.

Ora il pensiero degli esperti dell’Unitus e dei responsabili del parco è concentrato su come per tutelare questa specie ed evitare che la scarsa importanza che le politiche ambientali attribuiscono a prati e pascoli possa distruggere le particolarità di questo territorio. “Le praterie spontanee, che sono un enorme scrigno di biodiversità, non hanno quasi nessuna tutela urbanistica e vengono anzi considerate terre marginali’ da riconvertire – affermato preoccupato Filibeck – nell’area dove abbiamo scoperto la pianta, grandi superfici di pascoli naturali sono state devastate dai tentativi di rimboschimento degli anni ’80, che hanno danneggiato il suolo e piantato conifere esotiche, creando un ‘deserto verde’ sotto al quale non cresce più nulla”.

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