L’ottava edizione di Medioera è iniziata ieri con una serie di interessanti talk. L’ultimo evento del pomeriggio – prima della pausa aperitivo – ha coinvolto un giornalista, tra i più esperti del nuovo fronte digitale di questo settore, come Vittorio Zambardino.
In un breve conferenza dedicata proprio alla figura in crisi del giornalista, Zambardino è partito da lontano per poter provare a spiegare quello che sta accadendo oggi nel mondo della stampa e dell’editoria. ”La trasformazione digitale del mondo è iniziata prima di internet; tutto è partito da quando si è cominciato a parlare del tema teorico della trasformazione da analogico a digitale” ha affermato l’ex giornalista de La Repubblica. ”Se ripenso a quando ho iniziato a parlare di questo tema, nel 1992, ricordo bene che in pochi comprendevano realmente quello che stava accadendo. La verità è che internet ha cambiato realmente le cose, ma non si tratta solo di questo: la rete ha cambiato il modo in cui le persone guardano il mondo”.
Parlando degli attualissimi temi delle fake news e della post verità, Zambardino ha voluto ricordare come questi concetti non siano però così moderni. ” Oggi, attraverso la pluralità di internet le persone si sentono in diritto di contestare l’autorità e le informazioni che vengono dai giornali. Questo però accade perché in passato il monopolio dell’informazione era asservito alla propaganda politica. Oggi, termini come post verità e fake news che ci sembrano così attuali, in realtà non sono poi completamente nuovi. Purtroppo, bisogna ammettere che è sempre esistito un uso fortemente manipolatore della stampa e dei media in generale, e per una società così insicura come quella attuale, si generano non pochi problemi di credibilità. Credo sia per questo che oggi ci troviamo in una fase in cui nessuno si fa problemi a creare un massacro dei fatti”.
La discussione si è poi spostata sul rapporto tra i media e la politica. Inevitabile quindi una battuta sul rapporto tra il presidente americano Trump e la stampa, ma anche guardare ai problemi di casa nostra, dove spesso i cosiddetti opinionisti si sostituiscono ai giornalisti. ”In questo mondo rappresentato dai reality show, i professionisti dell’informazione vengono sostituiti dalla figura dell’opinionista. Trump ha sfruttato questa situazione a suo vantaggio, offrendo nuovi paradigmi della verità per poter generare consenso in suo favore. I giornalisti però sono complici di questo disastro: troppo spesso chi ha il compito di fare informazione imparziale risulta invece maldestramente schierato. L’informazione, quella autentica, dovrebbe essere diversa da come è oggi”.
Infine Zambardino, che in questo talk ha descritto la situazione critica in cui verge la figura del giornalista oggigiorno, lancia un messaggio alla categoria affinché la situazione non degeneri del tutto. ”Il giornalismo ha bisogno di ritrovare credibilità. Da troppo tempo i media abusano del sensazionalismo e del desiderio di forca collettivo per motivi economici o politici. In questi anni in cui l’odio sembra farla da padrone, l’informazione non deve vivere in una sorta di ambiente da stadio nel quale tutti si sentono legittimati ad attaccare ed offendere. Io credo che il giornalismo non scomparirà fino a quando svolgerà il fondamentale compito di verificare le fonti e le informazioni prima di riportare le notizie. Ritengo che ci sia bisogno di una sintesi onesta: è l’onestà la parola chiave per salvare questo mestiere”.