“Centri sociali anziani della Tuscia – L’effetto Ancescao sulla vita degli anziani”: è questo il titolo del libro, edito da Rubbettino, presentato giovedì mattina in un’Aula Magna gremita del dipartimento Disucom a Santa Maria in Gradi. 131 pagine che ribaltano lo stereotipo che relega l’anziano a peso per la collettività e ne restituiscono una visione inedita: quella di persona attiva e protagonista della comunità. La ricerca ha evidenziato come i centri sociali Ancescao della provincia di Viterbo siano in grado di creare benessere, felicità e salute per gli iscritti sostenendo, allo stesso tempo, iniziative sociali e culturali sul territorio.
A presentare il volume, frutto di un rigoroso studio scientifico durato 18 mesi, il professor Giovanni Fiorentino, docente di sociologia dell’Unitus e direttore scientifico della ricerca, la prof.ssa Simona Fallocco, supervisore scientifico, e il dott. Tony Urbani, ideatore project manager. Lo studio è stato possibile grazie alla sinergia tra Università della Tuscia, Ancescao (Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti) di Viterbo che conta nella provincia 52 centri e 12.500 iscritti, e i Comuni di Soriano nel Cimino, Tarquinia e Civita Castellana. Dopo la presentazione iniziale del prof. Fiorentino, i saluti delle autorità presenti (il sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci e la consigliera comunale di Vallerano Manola Erasmi) e alla presenza dei rappresentanti Ancescao (Michele Lucidi e Arnaldo Picchetto) e Anap (Ennio Beverini), la prof.ssa Fallocco ha iniziato ad illustrare l’ambiziosa ricerca.
“Nello svolgere questo lavoro – spiega – ci siamo accorti che il centro per anziani non è semplicemente il luogo dove arginare il senso di incertezza della modernità, dove vincere la solitudine e riempire il tempo libero, ma è anche il posto strategico dove continuare ad essere visibili alla società. Quando parliamo di anziani attivi non parliamo di quelli che scimmiottano i giovani ma di coloro che non accettano la senilità come un destino ma come una sfida. Abbiamo osservato che quelli di oggi, complice la diminuzione della mortalità, il miglioramento del tenore di vita e l’istruzione, non sono solo fruitori di assistenza e di servizi ma anche fornitori: lo vediamo all’interno della famiglia, dove sono diventati gli ammortizzatori sociali, ma anche dentro i centri sociali dove possono dare molto e nei modi più svariati (partite a carte, organizzazione di balli, aiutare un amico a compilare le pratiche burocratiche, partecipare ad un progetto universitario ecc…). Tutte queste modalità migliorano la qualità di vita dell’anziano e questo ha ricadute positive anche sulla collettività. Una società dove una consistente parte dei suoi componenti sta bene è una società che ci guadagna e si rafforza. Le nuove politiche devono iniziare a ragionare proprio in questi termini”.
La parola è passata poi all’ideatore, il dott. Tony Urbani, sociologo e dottore di ricerca in Economia del territorio.
“In questo libro – inizia – c’è un grande tesoro: una comunità anziani che si incontra in un territorio. Per me è stato un onore e un piacere girare per i centri, fare interviste, somministrare questionari, parlare con voi (rivolgendosi ai rappresentanti dell’associazione presenti in sala). Iniziamo dai risultati di questo libro: chi si iscrive ad Ancescao, almeno in provincia di Viterbo, vive più a lungo e meglio. All’interno dei centri sociali si crea fiducia tra le persone, una cosa importantissima, e c’è il miglioramento di se stessi: attraverso le attività che vengono svolte si apprendono cose nuove e il mondo circostante di conseguenza migliora. Gli anziani di questo territorio sono una risorsa e vogliono essere protagonisti nella società”. Ma qual è il segreto di Ancescao? “Si parla di capitale sociale – spiega il dott.Urbani -, cioè il prodotto che si crea fra le interazioni tra le persone. A volte può essere fiducia, cooperazione, salute ma può essere anche una chiusura verso l’esterno, cosa che in Ancescao però non avviene. Questo perché è un’associazione democratica, e non è poco: ci sono libere elezioni, le cariche vengono rinnovate a cadenza, c’è confronto e, giustamente, anche scontro. Sono questi aspetti di auto-organizzazione e democrazia che rendono la rete diversa e permettono al capitale sociale di avere effetti positivi”.
“Come Unitus – svela al pubblico in sala – c’è un progetto ambizioso che stiamo portando avanti con altre due università, l’Alma Mater di Bologna e l’Università Politecnica delle Marche, per rispondere ai bisogni di salute e sicurezza della terza età: vogliamo sviluppare un’app che attraverso dei sensori possa monitorare i valori vitali dell’anziano (pressione sanguigna, battito cardiaco ecc..) suggerendo gli stili di vita più corretti da seguire. I risultati registrati, inoltre, potranno essere consultati e messi a disposizione del medico curante”.
“Lo strumento – sottolinea – verrà realizzato, ed è questo il valore, insieme agli anziani, come un vestito fatto su misura per loro.
Nella fase successiva spiegheremo il funzionamento dell’app a duecento di loro, che diventeranno a loro volta ‘formatori’, araldi, di altre persone. Verrà anche insegnato come utilizzare nel migliore dei modi le nuove tecnologie, smartphone e tablet, mettendoli a corrente di tutte le potenzialità ma anche dei rischi che si corrono”.
“Il mio sogno – confessa – è che un domani, perché no, uno di voi (rivolgendosi ancora al pubblico) possa spiegare al nipote come utilizzare il telefonino. Non crediate che sia impossibile. E’ un percorso bello e anche faticoso – conclude – ma sono sicuro che ci darà grandi soddisfazioni”.