E alla fine è arrivata la Guardia di Finanza ad indagare sui bilanci della Talete, gli investigatori si sono posti alcuni dubbi e adesso stanno cercando di dare una risposta al “miracolo” compiuto sui conti della società. Dunque l’ipotesi di bufera politica sulla questione Talete oramai prende sempre più corpo e qualche amministrazione comunale comincia a tremare per quello che potrebbe scoprire la Guardia di Finanza.
Intanto a puntare il dito quei bilanci ci sono i comitati per l’acqua pubblica come “Noi non ce la Beviamo” che in una nota dichiara: “Lo sosteniamo da anni nei nostri comunicati e, da ultimo, lo abbiamo ribadito durante l’assemblea dei Sindaci del 15/12/2016, che i bilanci di Talete non ci risultano trasparenti. Confidiamo quindi che l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza faccia chiarezza su quanto accaduto e, soprattutto, auspichiamo che, in parallelo, si faccia chiarezza anche sui bilanci dei comuni soci di Talete in merito ai crediti vantati dagli stessi, di cui non ci risulta richiesta l’esigibilità e che sarebbero configurati come “prestito” alla Talete per accomodare i bilanci. Se però, i Sindaci “privatizzatori” mirano a strumentalizzare questa indagine per portare acqua al mulino di ACEA, facendo passare il concetto che, “pubblico non è sinonimo di trasparenza ne di efficienza” , è nostro dovere chiarire ai cittadini che: – Talete non è un soggetto pubblico ma è una Società per Azioni che , seppur composta da soci pubblici, opera a tutti gli effetti come una Società commerciale di diritto privato. Gestione pubblica significa, invece, gestione diretta da parte del Comune senza sprechi di risorse per i Consigli di Amm.ne, per i Presidenti, i Consiglieri e le assunzioni clientelari. Ricordiamo come andavano le cose fino a vent’anni fa, quando le bollette dell’acqua avevano un costo accessibile a tutti e non si sapeva cosa fossero i disservizi , quella si chiamava gestione pubblica”.
È guerra aperta dunque tra chi vuole l’acqua pubblica e chi sostiene che sarebbe meglio affidare il servizio idrico alla Talete, ma sempre nella nota del comitato “Noi non ce la Beviamo” gli attivisti sostengono che: “Questi esempi li troviamo ancora in quei Comuni che non hanno ancora svenduto la gestione dell’acqua a Società come Talete o come Acea. Anche nella nostra provincia ci sono Comuni virtuosi che gestiscono direttamente il servizio idrico a costi molto contenuti, ma quotidianamente vengono minacciati, pena commissariamento, di dover entrare in Talete , in una Società i cui bilanci destano sospetti tanto da far muovere la Guardia di Finanza. L’ipocrisia sta nel fingere di non sapere, per dire SI ad un progetto politico nazionale funzionale alle lobbies che forse assicura anche qualche vantaggio politico a chi lo asseconda. L’ipocrisia sta nel fingere di non sapere che un’alternativa esiste e che si chiama Legge Regionale 5/2014, una legge a tutti gli effetti esecutiva che prevede una diversa gestione del territorio e delle fonti, che rappresenta il primo passo per il ritorno alla gestione pubblica e per la quale i Comitati dell’Acqua faranno la loro battaglia”.