Certo non si tratta dell’uovo di Colombo, ma l’accordo raggiunto al ministero per salvare il gruppo industriale Novelli ha comunque il suo valore per i produttori di uova del viterbese, tra i principali fornitori del gruppo. Da tempo infatti si temeva per l’ipotesi di interruzione delle forniture a causa del passaggio di proprietà del gruppo industriale, ma per fortuna tutto è andato per il meglio e così sono salvi tutti i lavoratori legati alla Novelli di Terni.
A commentare positivamente il via libera definitivo al piano di ristrutturazione del gruppo industriale Novelli di Terni, affermata realtà del settore agroalimentare che detiene, tra gli altri, anche il marchio Ovito, c’è anche Mauro Pacifici, presidente della Coldiretti di Viterbo: “Oggi guardiamo al futuro con serenità. La continuità produttiva è assicurata. L’ultimo tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico ha dissipato le residue preoccupazioni, il 2017 si apre all’insegna di una incoraggiante prospettiva di conservazione del patrimonio economico e occupazionale anche della nostra provincia”. Il buon esito della procedura attivata per il passaggio di proprietà, che scongiura ogni infausta ipotesi di interruzione delle forniture, rappresenta la base dalla quale ripartire per tornare rapidamente alla normalità anche dei pagamenti.
“Il marchio Ovito – ricorda Pacifici, che ha partecipato personalmente ai ripetuti tavoli della vertenza – è legato indissolubilmente a Viterbo, dove risiedono 20 dei 35 produttori che conferiscono uova di qualità al gruppo ternano. Parliamo di un indotto con volumi economici di rispetto. Ogni anno le aziende viterbesi consegnano un quantitativo di uova variabile tra 150 e 200 milioni di pezzi, assicurando reddito e stabilità alle aziende, certezza occupazionale a decine di famiglie della Tuscia. Abbiamo raggiunto un traguardo straordinario, merito anche delle aziende viterbesi che, nonostante il ritardo nei pagamenti, non hanno mai smesso di garantire la regolarità delle forniture, consentendo al marchio Ovito – conclude Pacifici – di restare sul mercato e conservare la fiducia dei consumatori anche in questo periodo di grave crisi e incertezza”. Il gruppo di Terni dà lavoro a 700 dipendenti tra gli uffici e gli stabilimenti dislocati tra Umbria e Lazio, ai quali si aggiungono gli oltre 200 dell’indotto.