Dopo i risultati della tornata referendaria di domenica, a vivere nell’incertezza non è soltanto il Governo, ma anche le Province. Di fatto il Referendum le avrebbe dovute spazzare via definitivamente, ma con la vittoria del No si tenta di capire ora che fine faranno gli enti provinciali, i presidenti e le strutture che adesso vivono in un limbo legislativo senza precedenti nel nostro Paese.
Anche alla Provincia di Viterbo regna il caos, come spiega il presidente Mauro Mazzola: ”Proprio su questa questione ne abbiamo parlato all’Upi nazionale e nessuno è in grado fare previsioni chiare su quello che succederà, perché in questa situazione, teoricamente, diventa incostituzionale la legge 56 Delrio, quindi sempre in teoria si dovrebbe tornare allo status delle vecchie Province. La verità è una sola: non sappiamo cosa accadrà”.
Dunque la situazione è in una vera e propria fase di stallo con le Province che sono di fatto bloccate da una legge che, in teoria, non esiste più, quindi si paventano tavoli e riunioni da parte dell’Upi per risolvere quanto prima la questione. ”Nei prossimi giorni – continua Mazzola – l’Upi nazionale convocherà un direttivo per capire che fine faranno i 106 presidenti di Provincia, si crea anche un ‘buco’ amministrativo perché in base alla legge 56 alcuni mandati sono già scaduti. Per questo motivo cercheremo di risolvere la questione nei prossimi giorni magari chiedendo un incontro con il futuro Governo”.
Si brancola nel buio, dunque e si navigherà a vista nelle prossime settimane per risolvere la spinosa questione, di fatto adesso c’è solo una legge, diventata incostituzionale dopo il referendum, che prevede e spiega come sono composti gli Enti provinciali. ”Prima della Delrio non si era mai vista una legge in ‘attesa’ – sottolinea Francesco Chiucchiurlotto, consigliere nazionale Anci -. Infatti, la legge 56/2014 (Disposizioni sulle Città metropolitane e sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni), premette in più punti che le norme sono adottate ‘in attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione…’. A mio parere, una normativa così anomala è stata tollerata soltanto per il fatto che allora si discuteva in Parlamento appunto la riforma della Costituzione, che tra l’altro aboliva all’art .114, le Province. Questione estremamente spinosa che riguarda anche le 14 Città Metropolitane che nel frattempo sono state istituite trasformando proprio le Province”.
”Sempre a mio modesto parere – continua Chiucchiurlotto – enti territoriali di rango costituzionale come le Province, tra l’altro equiordinate allealtre componenti della Repubblica, cioè sullo stesso piano di Stato, Regioni, Città Metropolitane e Comuni, debbono recuperare immediatamente la loro caratura politica, che non può che affondare nella sovranità popolare e quindi con organi eletti direttamente dai cittadini e non in secondo grado dai consiglieri comunali. Altri articoli della Costituzione, a cominciare dall’art. 5 sulle autonomie locali, imporranno la devoluzione alle Province di ciò che è andato impropriamente alle Regioni, con in più, in attuazione degli articoli 4 e 5 del Testo Unico Enti Locali, si dovrà avviare la tanto attesa costruzione del Sistema Regionale delle Autonomie Locali”.
Una situazione di non facile risoluzione, almeno nell’immediato, che comporterà di sicuro nuovi costi per le casse dello Stato, nel frattempo a Viterbo come in tutte le altre Province italiane regna il caos e l’incertezza sul futuro.