In un futuro non troppo lontano la via Francigena diventerà il centro di sviluppo di diverse aree e sarà il punto di unione degli stessi territori coinvolti. L’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), organo abilitato dal Consiglio d’Europa per la valorizzazione dell’itinerario, ha infatti presentato a Bard (in Val d’Aosta) il Vademecum degli standard europei del percorso della via Francigena e l’abaco dei cartelli lungo il percorso italiano.
Il Vademecum intende stabilire gli standard qualitativi essenziali per garantire la sicurezza e la fruibilità dell’itinerario, fornendo le linee guida per la progettazione, realizzazione, mantenimento e comunicazione del percorso, all’interno di un sistema articolato che vede coinvolti i territori con diversi livelli di responsabilità.
Il documento, presentato a Bard in questi giorni è frutto del lavoro congiunto di AEVF, delle Regioni europee aderenti al CECTI, in stretta collaborazione con associazioni nazionali e locali coinvolte nella valorizzazione del percorso europeo tra cui quelle viterbesi. Un lavoro durato oltre un anno durante il quale si sono svolti incontri, consultazioni pubbliche, raccolta di dati e documentazioni. Si tratta di un documento tecnico che vuole gettare le basi affinché il sistema delle Vie Francigene venga inserito all’interno delle politiche di sviluppo territoriale, a livello europeo, nazionale, regionale, locale, partendo da elementi concreti e condivisi che riguardano il tema del percorso, dell’ospitalità, della manutenzione, dell’accessibilità e della segnaletica.
All’interno del Vademecum, vengono focalizzati tre ambiti importanti della Via Francigena: standard minimi da garantire per l’itinerario a piedi, in bicicletta, a cavallo, in automobile; segnaletica in Europa lungo la via Francigena: raccomandazioni generali e tipologie; infine, standard minimi da garantire per le strutture ricettive lungo il percorso.
Inoltre, c’è un riferimento particolare rivolto alle varianti del percorso della via Francigena come quello dei monti Cimini. Nel vademecum si legge infatti che “varianti al percorso primario, cioè percorsi alternativi che si dipartono e si ricongiungono o che confluiscono al percorso primario e che abbiano rilevanza storica nell’ambito del fascio delle vieromee e gerosolomitane possono essere accettati dal leader di rete, Associazione Europea delle Vie Francigene”. Per il riconoscimento delle varianti o percorsi alternativi, sarà necessaria un’istruttoria tecnica da sottoporre alla AEVF, in accordo con i territori attraversati, al fine di garantire la storicità del percorso, così come sicurezza, adeguata accoglienza e segnaletica, manutenzione. Tale procedimento di validazione si rende oggi più che mai necessario per evitare il proliferare di “vie francigene” senza che esse abbiano un riconoscimento da parte dell’organo ufficiale a cui si riferisce il Consiglio d’Europa per la via Francigena, e cioè AEVF, la quale ogni tre anni è sottoposta a procedure di valutazione tecniche sullo sviluppo e implementazione dell’itinerario.
Un capitolo, poi, viene dedicato alla segnaletica presente in ognuno dei quattro paesi attraversati. Il pellegrino “romeo” giallo registrato da AEVF è ormai diventato il simbolo della via Francigena lungo tutto il percorso, ma si sa che a seconda dei territori nazionali o regionali interessati, ci sono normative specifiche in materia di cartellonistica stradale. Oggi si trova il pellegrino lungo tutto il percorso, anche se, in alcuni casi, con declinazioni diverse.
Per quanto riguarda il tratto italiano viene presentato, come appendice al Vademecum, l’abaco della cartellonistica stradale e sentieristica della Via Francigena. Il logo del pellegrino sarà quindi autorizzato solo sul percorso certificato. I cartelli verranno proposti anche tenendo in considerazione le varianti e l’estensione della futura certificazione (oggi non ancora avvenuta) della via Francigena del Sud ad itinerario culturale del Consiglio d’Europa. C’è anche la proposta di una tipologia di cartellonistica generale e informativa da inserire in ogni comune, così come un cartello da apporre all’ingresso di ogni comune. Si tratta dunque di documenti importanti per cercare di dare ai territori preziosi strumenti tecnici e linee guida per lo sviluppo della Via Francigena.