Nuova bocciatura per Viterbo: neanche la formula della candidatura congiunta con Orvieto e Chiusi ha funzionato. Purtroppo non figurano nell’elenco, pubblicato il 15 novembre dal Mibact, delle 10 finaliste ammesse alla selezione della Capitale italiana della Cultura 2018.
Il 31 gennaio 2017 si saprà quale tra le 10 ammesse sarà la vincitrice, che si aggiudicherà oltre al titolo il relativo finanziamento. Ritengo la perseveranza una dote ammirabile, ma, visti i risultati infruttuosi, forse è il caso di cambiare strategia.
Viterbo e la provincia hanno potenzialità enormi dal punto di vista dell’attrattiva turistica. Il destino del capoluogo non può essere slegato rispetto al territorio provinciale. La necessità di fare squadra, o sistema se si preferisce, è stata ribadita più volte, rimane però lettera morta .
La comunicazione territoriale della Tuscia potrebbe ispirarsi nell’ambito del “fare sistema” al marchio collettivo Tuscia Viterbese dalla Camera di Commercio. Le iniziative dei singoli comuni, ognuno in ordine sparso, non portano lontano. Coordinamento tra enti e visione strategica devono diventare la regola, non l’eccezione.
C’è anche un problema di ordine generale, che interessa l’Italia intera; la sua macchina burocratica soffre di schizofrenia. Guardiamo proprio alla promozione turistica. Anni fa furono fusi in un nuovo ente, l’Azienda di promozione turistica (Apt), i due enti già esistenti che avevano compiti e funzioni praticamente uguali tra loro: l’Ente provinciale per il turismo (Ept) e l’Azienda autonoma di cura soggiorno e turismo (Aacst). Poi le funzioni dell’Apt sono passate all’Amministrazione provinciale. Allo stato attuale però non si è ancora capito bene che cosa riserverà il legislatore alle province, già depotenziate. E’ evidente che il lavoro svolto dall’ente provincia per la promozione del turismo non è sufficiente. Di fatto manca un organismo che coordini la promozione turistica del territorio provinciale.
Un altro errore che si ripete, salvo poche eccezioni, è il non volere fare investimenti pubblicitari, sia sui mezzi tradizionali che sul web. Si crede che gli investimenti in pubblicità siano soldi sprecati, invece, e lo dice il termine stesso, sono investimenti mirati al raggiungimento di determinati obiettivi comunicazionali e non, inquadrati in un piano strategico generale. Di recente si è molto scritto sulla grande notorietà che il cinema e la tv hanno portato in dono ai luoghi della Tuscia.
L’ultima arrivata , in ordine di tempo, è stata la serie tv “I Medici”. Viterbo e altri luoghi della provincia hanno fatto da sfondo alle vicende della storica famiglia. Si è perduta un’altra occasione importante: pianificare una campagna pubblicitaria, sul web e sui media tradizionali, programmata in contemporanea alla messa in onda della serie sarebbe stata un ottimo traino per invogliare tanti spettatori a visitare la Tuscia. E perché non avvalersi di un “testimone”, testimonial, pubblicitario? L’esperienza eccellente della notorietà che ci regalò come testimone indiretto, il più famoso maresciallo dei carabinieri d’Italia, Giovanni Rocca, interpretato da Gigi Proietti, sembra non sia stata di alcun insegnamento.
Un altro punto dolente – a dire il vero non sono le sole note critiche ma tant’è – riguarda la segnaletica turistica; Viterbo è in buona compagnia con moltissimi comuni della provincia. La segnaletica per i turisti italiani e stranieri quasi sempre è inadeguata o scarsa, se non addirittura assente. In provincia ci sono alcuni luoghi e rovine di grande interesse, situati fuori dai centri abitati, che difficilmente possono essere rintracciati da chi non abita nei luoghi stessi.
Giovanni Fonghini