Lo avevano annunciato qualche giorno fa e sprezzanti del pericolo sono arrivati a Roma per difendere il loro formaggio e sono scesi in piazza, al Foro di Traiano, per la guerra d’indipendenza dei pastori romani e laziali che rivendicano l’originalità e la diversità del loro pecorino da quello prodotto in Sardegna, che di fatto oggi monopolizza la produzione Dop del pregiato formaggio.
Nel cuore della Capitale sono arrivati ieri mattina allevatori e trasformatori da tutta la regione. Hanno manifestato per ottenere una politica di filiera che differenzi sul mercato la produzione laziale da quella sarda. “Chiediamo al Consorzio di Tutela del pecorino romano Dop – commenta David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio – di introdurre un nuovo marchio di riconoscimento che identifichi e valorizzi il pecorino prodotto a Roma e nel Lazio e di aprire proprio qui, a Roma, una sede del Consorzio (la sola finora esistente si trova in Sardegna) per gestire la filiera laziale in piena autonomia da quella isolana. Infine siamo in attesa che il ministero delle Politiche Agricole istituisca comunque anche la nuova Dop del Cacio Romano che abbiamo richiesto per valorizzare adeguatamente tutta la produzione laziale che oggi non confluisce nella Dop del pecorino”.
La battaglia dei pastori punta, tuttavia, anche ad ottenere la stabilità del prezzo del latte ovino perché “non possiamo correre il rischio che l’annuncio di un surplus produttivo di latte, poi smentito dalle verifiche, finisca per abbattere il prezzo riconosciuto ai pastori, vero anello debole della filiera”. In piazza, per sostenere le rivendicazioni degli allevatori romani e laziali, c’erano anche il presidente del consiglio comunale di Roma, l’assessore regionale all’agricoltura Carlo Hausmann e il presidente del Lazio Nicola Zingaretti. “Siamo al vostro fianco a difesa della identità di un prodotto che ci appartiene per storia. Non accetteremo mai – interviene il governatore – politiche che possano distruggere l’economia della nostra regione. È inammissibile che dietro l’aggettivo Romano ci siano tutti tranne quelli che il pecorino lo hanno inventato. Come se ovunque si potesse produrre champagne, tranne che nelle campagne francesi”. “Questa non è la battaglia del Lazio contro qualcuno, ma un’iniziativa per difendere la pastorizia e le distintività regionali” tuona il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo.
“Noi crediamo – sottolinea Silvia Blasi, capogruppo del M5S Lazio – nella tutela delle risorse territoriali e della biodiversità quindi non possiamo che appoggiare le richieste formulate dagli allevatori e guardare con favore ad iniziative messe in piedi dalla regione per tutelare uno dei prodotti tipici della nostra regione e per aiutare gli allevatori laziali a ottenere un trattamento più equo rispetto ai loro colleghi sardi riuniti sotto lo stesso marchio di denominazione di origine protetta”.
“Accelerare il riconoscimento di una Dop laziale del pecorino romano – sintetizza Daniele Sabatini, capogruppo Cuoritaliani -. Le proteste dei pastori del Lazio, scesi in piazza con Coldiretti, sono sacrosante e occorrono segnali concreti sulla volontà di risolvere un problema che da troppo tempo vede penalizzati i nostri allevatori da prodotti che nulla hanno a che fare con il cacio romano. Bisogna andare avanti con i controlli per arginare le contraffazioni, lavoro che i servizi veterinari svolgono puntualmente, e avviare tutte le iniziative utili per giungere quanto prima al riconoscimento di una Dop laziale del cacio romano. Dopo la solidarietà, si passi ai fatti: Zingaretti vada oltre gli slogan e si adoperi in tutte le sedi opportune; l’assessore Hausmann convochi un tavolo aperto a produttori, sindacati e grande distribuzione per un confronto sulle problematiche locali e sulle azioni da intraprendere a sostegno della Dop laziale per il pecorino romano. Vigileremo con attenzione sugli impegni presi; non vorremmo che, spente le telecamere, tutto passasse in cavalleria”.
“La Regione Lazio è al fianco dei produttori laziali di pecorino – conclude Enrico Panunzi, presidente sesta Commissione consiliare Regione Lazio –. Va salvaguardata una produzione che, già dal nome, dimostra il legame indissolubile con il territorio, senza cedere alle pretese e spesso ai ricatti di altri allevatori. La manifestazione, alla quale la Regione ha dato il suo sostegno, vuole tutelare le aziende laziali, sottoposte a continue vessazioni: va promossa ogni azione in merito, non si può più tollerare una situazione che di fatto penalizza i produttori laziali”.