Di fatto, l’autunno è il momento clou della stagione agricola nella Tuscia: quello in cui si raccolgono i frutti di un anno di lavoro e di sacrifici. Quindi, la stagione più attesa ma anche la più temuta dagli operatori del settore. Il punto è d’obbligo con Mauro Pacifici, presidente di Coldiretti Viterbo, l’organizzazione degli agricoltori più capillarmente presente sull’intero territorio provinciale.
Quattro i prodotti di punta di questa terra: castagne e nocciole, vino e olio. Le cattive notizie arrivano dalla castanicoltura, vittima di un’annata a dir poco disastrosa. “E’ vero – conferma il presidente Pacifici – il 2016 sarà ricordato come un anno nerissimo. Produzione a picco e danni ingentissimi per gli imprenditori. Le cause? Innanzitutto, il cinipide che sembrava molto meno aggressivo e che invece è tornato prepotente a distruggere le colture. Ma non solo perché si sono inseriti anche fattori climatici non prevedibili: gelate tardive e siccità diffusa. I risultati sono così devastanti che vogliamo chiedere interventi strutturali, non occasionali, alla Regione. Penso ad interventi all’interno della Pac, ad esempio. Non lo abbiamo ancora fatto (ma nella nostra agenda la questione è in forte evidenza) perché ci sono emergenze in atto che impegnano sia noi che lo stesso assessorato all’agricoltura: mi riferisco alla situazione nel Reatino dove il terremoto, oltre ai danni ben noti e visibili, rischia di farne altri ugualmente gravi senza interventi incisivi e immediati. Sto parlando delle centinaia di stalle lesionate e inagibili e dei macchinari per la mungitura molto spesso inutilizzabili. Ecco lì, bisogna muoversi in fretta perché il rischio concreto è di buttare all’aria un intero comparto”.
Metabolizzato un boccone assai amaro, si passa ad argomenti decisamente meno tristi. Il vino, innanzitutto: San Martino bussa alle porte e con l’11 di novembre, secondo tradizione, ogni mosto diventa… Qual è la situazione, presidente? “Le previsioni parlano di una leggera flessione nella produzione, ma di una qualità di elevato livello. C’è soddisfazione tra i produttori; proprio l’altro giorno dalla Cantina di Montefiascone (che rappresenta un po’ il barometro della categoria) mi hanno comunicato che le cose sono molto positive sul piano qualitativo. Per quello che conta, porto anche una mia personale esperienza: ho potuto assaggiare un novello e l’ho trovato delizioso. Insomma, si annuncia una stagione che ci darà molte soddisfazioni”.
Ma queste sono anche le settimane della raccolta e della molitura delle olive. Notizie in merito? “E’ ancora molto presto per fare previsioni. In linea generale, posso dire che la produzione si manterrà sui livelli consueti, un po’ sotto la media, ma in netta controtendenza rispetto al dato nazionale che parla di un 30% in meno. Qualche calo viene segnalato a macchia di leopardo sul territorio della Tuscia: mi riferisco alla zona intorno al lago di Bolsena dove la mosca olearia si è fatta sentire. Ma a Canino per esempio, le cose stanno andando bene e anche dalla Cooperativa Cesare Battisti di Vetralla mi arrivano notizie più che confortanti. Naturalmente, la qualità rimane su livelli di assoluta eccellenza, il che ci consente di restare ai vertici nazionali”.
Infine, last but not least, ci sono le nocciole, altro prodotto cult della zona dei Cimini. “Qui – conclude Mauro Pacifici – la raccolta si è di fatto conclusa. Qualche problema si è avuto con le piogge diffuse delle scorse settimane che hanno rovinato l’ultima fase del raccolto. Per fortuna i prezzi sono rimasti remunerativi e quindi hanno potuto compensare gli eventuali danni derivanti dal maltempo”.
Il bilancio finale, presidente? “Gli agricoltori non sono mai soddisfatti, ma questo non è un limite, anzi è lo stimolo a fare sempre meglio. A parte questo, possiamo essere moderatamente ottimisti soprattutto perché le produzioni si sono confermate su livelli qualitativi di assoluta eccellenza. C’è il vulnus delle castagne e di questo siamo dispiaciutissimi, ma mettiamoci subito tutti al lavoro per recuperare l’anno prossimo. Noi agricoltori siamo fatti così: ci lamentiamo, ci arrabbiamo, ma poi pensiamo subito al futuro: i nostri marroni dei Cimini devono tornare ad essere tanti e buoni. Come sempre”.