“Come sia possibile che una struttura in tali condizioni possa ospitare esseri umani rimane un mistero”. A parlare è una rappresentante delle venti mamme che lo scorso 8 novembre hanno protestato, sul ponte del Vesca, per l’arrivo a Civitella Cesi, la piccola la frazione di 199 anime del Comune di Blera, del gruppo di 24 immigrate, ospiti di un centro d’accoglienza allestito in un ex agriturismo.
Donne contro donne, in quella che si è temuto sarebbe diventata una nuova Gorino, con quelle barricate anti-immigrati rimbalzate su tutti i media nazionali, ma in questo caso razzismo e inospitalità non c’entrano, come spiega la rappresentante.
“E’ da gennaio, da quando cioè si è saputo del bando per accogliere questi migranti a Civitella – sottolinea – che sosteniamo con fermezza che un numero così elevato di arrivi, in una struttura ritenuta inagibile dal punto di vista tecnico dal Comune e sanitario dall’Asl, in un paese così piccolo e perso nel nulla dove non prende neanche il telefono, sia una cosa improponibile”.
“Martedì, alle 9 – continua – con una ventina di mamme del paesello, siamo scese sul ponte per protestare. Ma non ce l’abbiamo, vogliamo sottolinearlo bene, con quelle donne, anzi. Volevamo soltanto fare un gesto simbolico affinché la nostra voce fosse ascoltata il più possibile. E’ inaccettabile che delle persone vengano ospitate in una struttura (l’ex agriturismo Etrusca Country gestito dalla cooperativa Eurisa n.d.r.), prive di acqua, luce, riscaldamento e telefono”.
“Molte infatti sono già scappate – aggiunge -. Appena si sono rese conto della situazione hanno lasciato l’agriturismo in cerca di fortuna, appena un’ora dopo l’arrivo, a piedi con i sacchi in testa. Una di loro, forse la più in forma ha percorso 10 km in circa mezz’ora fino a Blera, le altre sono state ricondotte dentro la struttura sicuramente contro la loro volontà. Da una ventina che erano ,una decina sono già andate via. Hanno messo addirittura il lucchetto al cancello per non farle scappare”.
“Quella mattina – prosegue – il vice questore di Viterbo e il comandante dei carabinieri di Ronciglione hanno ascoltato la richiesta del nostro gruppo, ormai sempre più numeroso, cioè quella di poter visionare i documenti riguardanti la struttura, richiesti nel lontano luglio e mai avuti. Il vice questore allora ha contattato, a fatica visto la mancanza di rete dei cellulari nella zona, il vice prefetto vicario Grillo, e per le 12 hanno convocato una delegazione a Viterbo. Nell’incontro ci hanno voluto rassicurare sia sulla regolarità della struttura, per loro perfetta, che sulla serietà della cooperativa, rappresentata dalla presidente. Ancora una volta però i documenti non ce li hanno voluti far vedere”.
“In contemporanea all’incontro con il prefetto – racconta la rappresentante -, il sindaco di Blera, Elena Tolomei è venuta a Civitella e si è recata nella struttura per dare il benvenuto alle nuove concittadine e siè trovata davanti, invece, delle donne in lacrime in procinto di scappare da quell’alloggio sicuramente non gradito. Il sindaco e le forze dell’ordine hanno constatato la mancanza di acqua, anche quella per bere, di luce, riscaldamento e linea telefonica. I civitellesi hanno denunciato questa situazione al Comune, al prefetto e alle forze dell’ordine, fino allo sfinimento. Sarà ora di far giustizia?”.
“Abbiamo già richiesto – conclude – l’autorizzazione per un’assemblea pubblica per parlare a tutta la cittadinanza di questa drammatica situazione. Siamo anche in contatto con una giornalista del programma di Rete 4 Quinta Colonna. A giorni verranno qui a girare un servizio così tutti avranno la possibilità di vedere che razza di situazione c’è a Civitella Cesi”.