Talete “commissaria” le amministrazioni comunali del Viterbese che non hanno ancora passato la gestione del servizio idrico integrato alla partecipata che si occupa dell’acqua pubblica. Con una lettera inviata lo scorso 7 novembre alle amministrazioni comunali di (in ordine alfabetico) Bagnoregio, Bassano in Teverina, Bassano Romano, Campagnano Romano, Capodimonte, Caprarola, Castiglione in Teverina, Cellere, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Gallese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Montalto di Castro, Monte Romano, Onano, Orte, Proceno, Ronciglione, San Lorenzo Nuovo, Sutri, Tuscania, Valentano, Vasanello, Villa San Giovanni in Tuscia e Vitorchiano, la Talete si sostituisce alla Regione e minaccia il commissariamento se le citate amministrazioni non trasferiranno il servizio idrico integrato.
Ma fa anche di più: si mette a disposizione dei Comuni ancora fuori dalla Talete per le procedure di trasferimento. “La Talete mette a disposizione la propria struttura tecnica – si legge nella nota inviata alle amministrazioni comunali – ed amministrativa per attivare l’affidamento, in concessione d’uso gratuito al gestore del servizio, delle infrastrutture idriche di proprietà comunale. Al fine di facilitare il perfezionamento delle procedure di trasferimento, ribadiamo la nostra disponibilità alla programmazione di incontri tecnici per la valutazione degli impianti e delle reti di acquedotto, fognatura e depurazione, necessari a definire l’affidamento della gestione”. E giù una lunga richiesta di dati, dai contatori al numero delle utenze per ogni singolo centro della Tuscia che ancora non è entrato in Talete.
“E’ un paradosso – dicono in coro i primi cittadini dei Comuni interessati -, Talete che si mette a nostra disposizione! Viene da ridere per non piangere. La richiesta della documentazione sul servizio idrico nei nostri comuni è ridicola, così come lo è la minaccia del commissariamento”. Tecnicamente, sarebbe infatti la Regione a dover mandare i commissari.
La battaglia dei sindaci contro l’ingresso in Talete va avanti, anche se l’estate scorsa il Tar ha dato loro torto. I primi cittadini di buona parte della provincia hanno infatti impugnato quella sentenza del tribunale amministrativo davanti al Consiglio di Stato, mostrandosi più di una volta contrari all’aumento delle bollette da parte di Talete.
“Con quale diritto – chiedono in coro i sindaci dei Comuni interessati – la società Talete esercita un potere, cioè quello dell’ipotetico commissariamento, che spetterebbe semmai alla Regione Lazio? Come pretendono che affidiamo il servizio idrico dei nostri territori, dove tutto funziona e i cittadini pagano meno, ad un carrozzone pieno di debiti che costa mille volte di più? Anche le cronache degli ultimi giorni, con i conguagli da migliaia di euro arrivati all’improvviso ai cittadini dei Comuni in cui l’acqua è gestita da Talete, ci dicono che stiamo agendo nel giusto. Noi – concludono – ai nostri cittadini un simile danno non lo vogliamo arrecare”.
In attesa del parere del Consiglio di Stato, dunque, il braccio di ferro tra la Talete e i Comuni continua.