Tra due giorni si sceglie il successore di Barack Obama alla Casa Bianca, primo uomo di colore a diventare presidente della più grande potenza mondiale. Ma a noi umili abitanti di una città ad un tiro di schioppo da Roma (in treno ci vogliono più di due ore, ma sempre 70 chilometri sono…) che cosa interessa di quel che accade al di là del Mediterraneo e dell’Atlantico? Che cosa cambia se a vincere sarà la signora Clinton (prima donna eventualmente) o il miliardario Trump? Sinceramente, poco o niente: continueremo a fare i conti con collegamenti ferroviari scadenti, con le mezze stagioni che non esistono più, con le diete che si cominciano sempre il lunedì successivo alla decisione di mangiare di meno.
In effetti, però, un qualche insegnamento dagli Stati Uniti ci arriva e dovrebbe far riflettere le milizie sempre armate che animano il dibattito politico nostrano. Per esempio, i sondaggi che da noi chissà per quale ragione possono essere noti sino a 30 giorni prima del voto: dopo no, perché potrebbero influenzare in una maniera o nell’altra. Come se una democrazia matura come quella a cui ambisce l’Italietta nostra possa temere un piccolo percento in più o in meno. Il fascismo è finito 70 anni fa, ma le dicotomie restano vivissime e non sradicabili: rossi e neri, democristiani e socialisti, interisti e juventini…
Poi i dibattiti televisivi in cui i candidati se le dicono di tutti i colori senza risparmiarsi colpi bassissimi. In Italia, la “par condicio” mette sullo stesso piano il partito del condominio e le grandi organizzazioni nazionali. E’ la democrazia, bellezza. No, è uno stupido asservimento a rigide regole burocratiche che non hanno aderenza con la realtà perché di fatto la gran parte della comunicazione, anche politica, viaggia su internet e sui social network, non certo in tv.
Non è un caso che il maggior vantaggio accumulato da Hillary sia coinciso con la divulgazione di frasi sessiste pronunciate anni fa dal repubblicano; mentre Donald ha clamorosamente recuperato e quasi azzerato lo svantaggio dopo che è stata riaperta l’inchiesta sulle email “improprie” scritte dalla Clinton qualche tempo fa. In Italia si sarebbe gridato allo scandalo, all’inquinamento della libera competizione democratica, ai giudici servi di una parte e schierati politicamente a favore di quello o di quell’altro… Basta osservare ciò che sta accadendo per l’ormai prossimo referendum sulle riforme costituzionali: alla maggior parte dei commentatori e del personale politico, interessa pochissimo dei contenuti. Conta dare un voto al governo: il sì o il no, insomma, sono a favore o contro Renzi. E questo è il motivo per cui la nostra resta ancora una democrazia immatura.
Buona domenica.