16112024Headline:

Rsa, partite le diffide al Comune

Il Coordinamento disabili No Isee ha dato 30 giorni, poi verranno chiesti i danni

L'avvocato Liliana Farronato che ha tutelato Aforsat davanti al Consiglio di Stato

L’avvocato Liliana Farronato che ha tutelato Aforsat davanti al Consiglio di Stato

Vertenza rsa, partono le diffide. Il Coordinamento disabili Isee no grazie, a cui aderisce l’associazione Aforsat, ieri ha inviato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, al sindaco di Viterbo, Leonardo Michelini, e all’assessore ai Servizi sociali, Alessandra Troncarelli, una diffida formale affinché si dia corso a quanto stabilito dal Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso dei parenti degli ospiti delle rsa della Tuscia e ha bocciato la delibera 142/2015 con cui il Comune di Viterbo, a fronte dei tagli regionali, aveva interrotto la propria partecipazione al pagamento delle rette alle strutture. Entro 30 giorni dalla data del 5 ottobre, dunque, il Comune deve porre rimedio all’errore commesso.

“Considerato che l’articolo 69, comma 2, della legge 69 del 18 giugno 2009 – si legge nel documento del Coordinamento, a firma dell’avvocato Liliana Farronato – ha stabilito che il decreto del Presidente della Repubblica di annullamento della delibera impugnata deve essere conforme al parere vincolante del Consiglio di Stato, e considerato anche che i cittadini interessati e bisognosi di cure in rsa subiscono tuttora un grave danno per l’ingiusta vessazione derivata dall’esclusione da un servizio a cui avrebbero invece diritto, il Coordinamento disabili No Isee invita e diffida il Comune di Viterbo e le autorità sopra citate, ciascuna secondo la propria competenza, a procedere all’immediata riforma della delibera 142/2015 adeguandosi al parere del 6 luglio 2016 reso dalla Seconda sezione del Consiglio di Stato, con avvertenza che in caso di inerzia o inottemperanza, decorsi 30 giorni dalla presente diffida, saranno adite le competenti sedi civili, penali ed erariali a tutela dei diritti anche risarcitorie delle persone con disabilità anche direttamente nei confronti dei funzionari e degli amministratori responsabili delle illegittimità”.

Il Coordinamento disabili Isee No Grazie, infatti, qualora non si smuovesse nulla a Palazzo dei Priori, chiarisce sin da subito che procederà per vie legali anche per ottenere il risarcimento dei danni subiti fino ad ora dai pazienti rsa. “Danni di cui saranno chiamati a rispondere il Comune di Viterbo – chiarisce l’avvocato Farronato – e il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per il ritardo con cui sarà formulata la proposta conforme al parere del Consiglio di Stato per la successiva adozione con decreto del presidente della Repubblica. Ricordo che allo stesso modo di tali danni per il già citato ritardo saranno chiamati a rispondere anche gli amministratori e i funzionari pubblici, anche a titolo di responsabilità erariale”.

Michelini e Ciambella parlano con i famigliari degli ospiti

Michelini e Ciambella parlano con i famigliari degli ospiti

Insomma, la vicenda si ingarbuglia ancora di più. Una settimana fa in commissione Bilancio l’assessore al ramo e vice sindaco, Luisa Ciambella, aveva chiesto una decina di giorni di tempo per trovare una soluzione insieme ai legali dell’ente. Ma adesso la diffida del Coordinamento disabili stringe ancora di più i tempi. Peraltro la possibilità per il Comune di opporsi in qualche modo al dispositivo dei magistrati, o di perseverare sulla strada del ”contributo” il cui totale rientri nel tetto dei 500mila euro è esclusa dalla legge. L’articolo 15 del dpR 1199/71 dispone infatti che i decreti del Capo dello Stato su parere conforme del Consiglio di Stato per i ricorsi straordinari possano essere impugnati solo per revocazione nei casi previsti dall’articolo 395 del Codice di procedura civile. Dunque il decreto sul ricorso straordinario di fatto non ha mezzi d’impugnazione ordinari. La revocazione è possibile soltanto laddove la decisione dei giudici fosse avvenuta per effetto del dolo di una delle parti in danno dell’altra; resa in base a prove riconosciute o dichiarate false; in caso di ritrovamento dopo la decisione di uno o più documenti decisivi; se avvenuta per l’effetto di un errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa; per violazione di precedente giudicato tra le parti; per dolo del giudice stesso.

Appare evidente come nel caso del ricorso di Aforsat non ricorra alcun presupposto per la revocazione del dispositivo del Consiglio di Stato, sicché il provvedimento del Comune di Viterbo impugnato con il ricorso straordinario è definitivamente annullato. Resta da capire ora dove il Comune, lasciato a secco dalla Regione, troverà entro i 30 giorni previsti dalla diffida i fondi per dare la giusta risposta a persone in difficoltà fino ad oggi abbandonate.

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