I beni immobili di interesse storico, artistico e culturale della Regione Lazio potranno essere concessi a enti, università e fondazioni per attività di elevato spessore culturale, scientifico e di formazione professionale. Si tratta di un provvedimento adottato nell’ambito della legge sulla semplificazione amministrativa approvata dal Consiglio regionale.
Una scelta che punta, attraverso enti, università e fondazioni, a riconsegnare al territorio i beni che raccontano la sua storia, affinché possa trarne beneficio in vista del suo sviluppo economico e occupazionale, coinvolgendo nelle attività anche le realtà associative. Un provvedimento importante di cui ringrazio l’amministrazione del presidente Zingaretti e l’assessore Sartore per la sensibilità dimostrata verso i territori a ulteriore riprova di una Regione che investe e punta su obiettivi concreti.
Uno studio da me promosso e realizzato assieme ad Arci Viterbo aveva evidenziato che, nel 2015, nel solo comune di Viterbo c’erano due chilometri quadrati di beni pubblici, di cui uno completamente inutilizzato, vale a dire una superficie pari a quella di una piccola realtà comunale come Conca dei Marini in Campania (1,02 kmq) oppure Daré in Trentino Alto-Adige (1,15 kmq). Beni appartenenti a Regione Lazio, Comune e Provincia di Viterbo. L’obiettivo della ricerca era individuare i beni da recuperare per farne una città diffusa della cultura. Tra i beni inutilizzati di proprietà regionale presenti a Viterbo ci sono le ex Terme Inps inaugurate nel 1956, Palazzo Doria Pamphilj, 1.625 metri quadrati risalenti al XVII secolo, l’ospedale Grande degli Infermi in pieno centro storico e Palazzo Calabresi, palazzetto lungo via Roma risalente al XV secolo.
Ai fini della conservazione e manutenzione degli immobili di sua proprietà la Regione individua quali siano quelli di particolare interesse storico, artistico e culturale, tali da identificare l’entità territoriale e può concedere detti beni immobili a canone figurativo, in ragione dei costi di manutenzione e conservazione, ad enti locali, università pubbliche e fondazioni, per attività di elevato spessore culturale, scientifico e di formazione professionale.
Il provvedimento sui beni regionali fa parte di un percorso che ha già visto l’approvazione di una legge regionale riguardante le ville e i giardini storici, valorizzati in direzione dello sviluppo territoriale e della crescita di start up lavorative create dai giovani. Il tutto anche nell’ottica di voler riconsegnare alla fruizione di cittadini e turisti luoghi che appartengono a tutti perché sono il prodotto della cultura e della storia di un territorio. E’ ora fondamentale che i territori si organizzino per non perdere questa importante occasione.
Riccardo Valentini