17112024Headline:

Olimpiadi e Rsa, ecco i limiti della politica

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoSi può dire che in fondo non ci credevano neppure loro? L’iniziativa dei sindaci delle quattro province del Lazio di tentare di tenere in vita il sogno olimpico apparteneva alla categoria dei miracoli: nessuna delle 4 città, nonostante la buona volontà, ha o avrà i mezzi e le strutture per una siffatta impresa. Piuttosto, avrebbero potuto offrire un supporto di natura logistica, magari per ospitare allenamenti e/o soggiorni di alcune selezioni straniere, ma nulla di più. E’ stato un tentativo, per quanto lodevole nelle intenzioni, di lasciare aperto uno spiraglio, ma la candidatura di Roma, sicuramente autorevole e con buone chances di farcela (comunque c’è anche quella molto forte di Parigi), aveva ricevuto una mazzata tremenda già nel momento in cui la signora sindaca aveva annunciato di voler mantenere fede al suo programma elettorale che, appunto, non prevedeva impegni di questo genere. Tanto che lo stesso Renzi ne aveva preso atto affermando che la questione era chiusa. Non si può portare avanti una candidatura se i responsabili della città che dovrebbe ospitare i Giochi sono contrari. La pietra tombale è arrivata in settimana con il pronunciamento ufficiale e definitivo del Campidoglio: rien ne va plus. Ciao Olimpiade. Sempre ammesso che alla fine si fosse arrivati al sì del Cio.

Viterbopost continua a pensare che si sia trattato di un’occasione persa e di una resa della politica di fronte al possibile malaffare. Se chi ha il compito di controllare e verificare che le cose si facciano per bene e senza ruberie, si arrende ancor prima di cominciare, allora questo è semplicemente una prova concreta di incapacità manifesta. E vale la pena fermarsi qui senza tirare in ballo la tanto sbandierata trasparenza o gli sgarbi istituzionali: che squallore starsene tranquillamente a conversare al ristorante mentre Malagò aspettava inutilmente in Campidoglio… Vabbè, è andata: meglio non pensarci più. Con una piccola chiosa: è proprio vero che non c’è fondo al fondo.

Piuttosto, ancora non si capisce come il Comune di Viterbo vuole intervenire sulla faccenda della rsa. E intervenire significa semplicemente tirar fuori un bel pacco di euri. Che non ci sono e che nemmeno si sa dove andare a trovare. Comunque si voglia definire il pronunciamento del Consiglio di Stato (sentenza, parere, avvertenza…) ciò che autorevoli esperti di diritto amministrativo affermano in coro è che si tratta di un dettato “non emendabile”. Insomma, è così e basta. Non aver continuato a contribuire al pagamento delle rete non è stato ritenuto corretto e legittimo. Quindi, bisogna porre rimedio. Ma come? E qui il fronte dei pareri si amplia considerevolmente. La strada che si vorrebbe percorrere, almeno da quanto trapela molto in camera caritatis, prevederebbe un coinvolgimento della Regione. Che non è che navighi nell’oro, ma almeno una qualche somma per cominciare a far fronte all’emergenza potrebbe tirarla fuori in tempi abbastanza ristretti. Sono soltanto ipotesi, naturalmente. Quello che si sa per certo è che Aforsat, la combattiva associazione che da tempo sta portando avanti la battaglia, non intende affatto arrendersi e che di fronte a risposte ancora interlocutorie, potrebbero scattare nuove azioni giudiziarie. E qui si entra in campo penale con l’ipotesi dell’abuso d’ufficio. La cosa s’ingrossa, direbbe un vecchio collega che di queste faccende si intendeva e che amava linguaggi più da caserma che da ovattate stanze di un’aula di tribunale. Al di là dei toni più o meno commendevoli, la gravità della questione resta tutta.

Buona domenica.

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