Nessuno tocchi il Pecorino Romano. Tempi duri per il famoso formaggio a denominazione di origine protetta che rischia, come ha denunciato l’assessore all’agricoltura della Regione Lazio Carlo Hausmann, di perdere la sua identità.
Ben il 97% dei prodotti venduti provengono infatti dalle aziende casearie della Sardegna, lontane chilometri e chilometri, con anche un mare di mezzo, dall’ombra del Cupolone e dalle campagne laziali.
L’origine del ”male” risale a vent’anni fa quando, per motivi di continuità derivante dal tipo di allevamento, venne estesa la denominazione Dop anche al formaggio prodotto sull’isola. Una scelta rivelatasi infelice per la filiera casearia laziale, che con 3.000 allevamenti ovini specializzati, 750mila capi e 359 imprese di trasformazione, vede soltanto 3 aziende accreditate per produrre Pecorino Romano Dop. Una posizione di subalternità con la Sardegna e uno smacco storico per uno dei prodotti della regione più famosi in Italia e nel mondo.
Oltre alla beffa con gli isolani, i problemi sono anche dentro casa. Recenti sono i sequestri di formaggi con l’etichettatura ”pecorino” che poi tanto pecorino non era, perché si trattava in realtà di caciotte romane, altro prodotto tipico regionale ma lontano parente, anni luce, del primo. Per porre un freno a questa emergenza e battere la concorrenza sarda, ecco l’idea della Coldiretti Lazio: fuori il vero Pecorino Romano dall’omonimo consorzio e creazione della nuova denominazione di origine protetta ”Cacio Romano”.
“La nostra richiesta – spiega David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio – punta a favorire la nascita di una filiera autenticamente romana e autonoma dalla produzione sarda”. “Il recente annuncio di un eccesso di produzione del 30% con conseguente riduzione del prezzo del latte – continua Granieri – ha penalizzato soprattutto il Lazio. Quando ormai il danno era fatto – bruciando decine di milioni di euro di ricavi per allevatori e trasformatori romani – si è scoperto che il surplus quantitativo era di appena il 10%. Appare evidente che il Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop sia almeno distratto rispetto alle esigenze di tutela dei produttori laziali. Pensiamo ci siano gli estremi perché l’Antitrust disponga verifiche sulla correttezza delle comunicazioni circa il contingentamento dei quantitativi di latte e avvii controlli sulla correttezza dell’operato del Consorzio. Un settore strategico come quello del pecorino non può essere destabilizzato da pratiche commerciali anomale”.
E dalla parte degli ”scissionisti” e delle tante aziende ovine della Tuscia della filiera casearia del pecorino, si sono schierati compatti anche i “tre tenori” della provincia in Regione Lazio, i consiglieri Enrico Panunzi, Daniele Sabatini e Riccardo Valentini.
“Esprimiamo preoccupazione – dichiarano all’unisono i tre – per il sequestro di prodotti caseari di aziende laziali che riportano sull’etichetta l’aggettivo ‘romano’ in quanto ciò sarebbe lesivo del marchio Pecorino romano Dop”.
“Come ha giustamente sottolineato l’assessore all’agricoltura Carlo Hausmann di cui va apprezzata la tempestività nel denunciare questa vicenda, siamo di fronte – proseguono i consiglieri regionali – a prodotti presenti sul mercato prima della registrazione del Pecorino romano: alcuni di essi, come la Caciotta romana, sono riconosciuti come prodotti tradizionali anche dalla Regione Lazio. Il tempo della pazienza è davvero finito, ci sono aziende sottoposte a continue vessazioni. È necessario avviare l’iter procedurale per uscire dal Consorzio del Pecorino romano Dop e creare un marchio di qualità proprio di questa Regione, anche per combattere una situazione che ha del paradossale”.
“I requisiti di qualità e tipicità ci sono tutti – spiegano Panunzi, Sabatini e Valentini – Chiediamo all’assessore Hausmann di farsi promotore di questa azione che avrebbe anche il pregio di respingere le prepotenze e le ingiustizie che subiscono le aziende laziali. Non si possono colpire le imprese del nostro territorio per tutelarne altre. Tra l’altro lo scorso maggio, raccogliendo le richieste delle aziende laziali, in Commissione Agricoltura è stata approvata una risoluzione che impegna la Giunta a prevedere interventi nel settore ovicaprino, proprio a cominciare dai produttori di pecorino romano. Bisogna attivarsi presso il Ministero al fine di ottenere una deroga per il prodotto ‘pecorino romano del Lazio’. Partendo da questo strumento, è giunta l’ora di tutelare al meglio le aziende del nostro territorio”. “Chiederemo, infine – concludono Enrico Panunzi, Daniele Sabatini e Riccardo Valentini – un’audizione in Commissione al presidente Daniele Fichera per approvare una risoluzione sul tema”.