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Nel Viterbese più se “magna” e meglio è

Industria alimentare: nel Lazio cresce dello 0,4%, a Viterbo ci sono 404 imprese

Uno stabilimento dolciario

Uno stabilimento dolciario

L’economia in Italia arranca. Cresciamo lentamente al ritmo dello 0,7, forse 0,8% all’anno: pochino, ma quel pochino si tramuta in nuove aziende che nascono e vecchie che crescono. In effetti, che l’economia nel lungo periodo cresca è normale; è una questione “alimentare”. Sì, a quanto pare è proprio così, perché nel Lazio, nel terzo trimestre del 2016, a crescere sono soprattutto le industrie alimentari. Certo, crescono solo dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma crescono e a Viterbo ce ne sono attive ben 404.

Secondo una ricerca di Anticimex, azienda specializzata nel pest management e nei servizi d’igiene ambientale, che ha analizzato i dati InfoCamere Movimprese, emerge che nel III trimestre del 2016 nel Lazio risultano attive 3.766 imprese addette all’alimentare. Sono il 6,5% del totale nazionale e sono lo 0,4% in più dello scorso anno. Chiaramente la maggior parte si trova a Roma, dove ci solo oltre 2mila imprese, segue Frosinone con 529, che stacca di poco Latina, con 509 aziende, lo 0,6% in più rispetto all’anno scorso. Chiudono la classifica Viterbo con 404 aziende e Rieti che ne conta 183. Questa la fotografia di Anticimex è stata elaborata in occasione della partecipazione a Cibus Tec in corso in questi giorni a Parma. “L’industria alimentare è un settore strategico per il nostro Paese – spiegano i responsabili di Anticimex – ma per tutelare la salute dei consumatori richiede un’attenzione particolare sul tema della sicurezza e dell’igiene, e in particolare sul reale rischio rappresentato dagli infestanti”.

Una fabbrica di lavorazione delle carni

Una fabbrica di lavorazione delle carni

Ma a Viterbo e provincia, se si cerca su internet, si può capire nello specifico, in quali settori dell’alimentare si punta. Spulciando qualche banca dati si scopre che il tessuto industriale del settore si concentra principalmente su aziende che producono prodotti derivati dall’agroalimentare, seguite da quelle che si occupano dell’allevamento e della lavorazione delle carni. Poi c’è un nutrito gruppo di imprese che si occupano di pane, pasta e farinacei, ci sono anche molti imprenditori che si occupano di lavorazioni del latte e prodotti caseari e anche aziende che si occupano di prodotti ittici. Un panorama variegato, dunque, che presenta diverse possibilità per chi decide di investire, e i dati lo dimostrano, ma il problema restano le fonti di credito. Sempre meno banche, infatti, sono disposte a concedere prestiti per aziende di questo tipo, a meno che non si punti sull’innovazione tecnologica. Sembra, infatti, che nei prossimi mesi, il ministero dell’Economia, metterà a disposizione un fondo per le aziende che decideranno di investire in tecnologia, dunque non resta che aspettare e pensare in quale ramo del settore alimentare investire.

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