Militari viterbesi nell’inferno di Mosul. Ci sono anche sei soldati della Tuscia nel delicato teatro di guerra iracheno, dove i miliziani dell’Isis nei giorni scorsi per la prima volta hanno attaccato il contingente italiano alla diga di Mosul, lanciando razzi che per fortuna non hanno prodotto vittime. Secondo l’agenzia stampa Nova, il primo razzo avrebbe infatti centrato un campo di calcio nella zona residenziale vicino alla diga. Il secondo avrebbe colpito il quartiere al Muhandisin, mentre il terzo, quello arrivato più vicino ai soldati, sarebbe caduto nei pressi della sede della compagnia Trevi. Il quarto sarebbe invece finito in acqua.
Si tratta del primo attacco contro gli italiani dalla scorsa estate. Da quando, cioè, è iniziato il dispiegamento della Task force Praesidium. Dopo il lancio dei razzi da parte dell’Isis, non si è fatta attendere la reazione degli alleati: le rampe di lancio dei jihadisti di Daesh sono state infatti bombardate e distrutte dai caccia americani e della Raf inglese.
Sono sei i militari dell’Aves di Viterbo che si trovano a Mosul in questo momento. Si tratta di un gruppo di volo, analogo a quelli che partecipano alle missioni in Afghanistan e in Libano, inserito nel settimo reggimento Aves Vega di Rimini su elicotteri d’attacco NH 90 e A129 Mangusta. L’equipaggio viterbese è composto da due piloti e un mitragliere, più tre sottufficiali addetti alla manutenzione, tutti appartenenti al Terzo Reos (Reparto elicotteri operazioni speciali) Aldebaran, di stanza nel capoluogo della Tuscia. Le attività svolte a Mosul dagli uomini del Reos riguardano il Personal recovery e Medevac (Aero-medical evacuation), cioè il trasporto dei feriti in ospedale con mezzi aerei. Del contingente fanno parte anche i fanti del 66° reggimento aeromobile Trieste, veterani dell’Afghanistan.
La situazione a Mosul si sta facendo ogni giorno più calda. Questo primo attacco al contingente italiano fa, infatti, con ogni probabilità parte dell’operazione ‘’Conquista della morte” che gli uomini del Califfo nero intendono attuare in prossimità della diga. L’allarme su questo piano criminoso è stato lanciato lo scorso 7 settembre dai servizi di intelligence, che hanno anticipato il possibile impiego in questa missione di 200 miliziani jihadisti, per lo più tunisini, europei e caucasici, incaricati di assalti suicidi con veicoli imbottiti di esplosivo. In questo quadro, il lancio dei razzi contro i militari italiani, avvenuto poco dopo l’avvio ufficiale, lo scorso primo ottobre, dei lavori di mantenimento sulla diga, potrebbe essere stato un primo atto del piano della falange dello stato islamico per il controllo della diga stessa. Il che significa che l’offensiva non è ancora iniziata ma potrebbe partire da un momento all’altro.
La base del contingente italiano di cui fanno parte anche sei viterbesi dell’Aldebaran si trova a circa 20 km dalle trincee dell’Isis attorno a Mosul. I nostri connazionali partecipano all’operazione alleata Inherent resolve, a guida americana: ufficialmente non è una missione di guerra, gli italiani hanno il compito di garantire la sicurezza della diga. Ma lo schieramento internazionale ha come scopo quello di sconfiggere militarmente Daesh. Se non è guerra, poco ci manca.