Il prezzo dell’insuccesso
Eh povero Agassi, che il padre l’ha costretto a diventare un campione mondiale di tennis e chiavarsi Brooke Shields nonostante fosse pelato, che infanzia da incubo deve aver avuto: giocare a palletta tutto il giorno! Se ci penso ho i brividi. E che dire del povero Prince? Padre pianista cantautore, madre cantante jazz che a 20 anni è stato costretto dalla vita a pubblicare il suo primo album suonando da solo 26 strumenti! Pensate che inferno deve essere stata la sua vita, ma che ne sapete voi? Facile giudicare senza conoscere. Oppure Verdone, De Sica, gente una sera sì e una no a cena con Chaplin e Sergio Leone, sempre con la casa piena di attrici bone costretti a guardare capolavori del cinema dalla mattina alla sera, a seguire i genitori in giro per il mondo a ritirare premi. Vengono i brividi a pensarci, ma è una società civile questa? Mica come me che a 10 anni potevo tranquillamente, dopo essere uscito dalla prigione scolastica e svolto i lavori in casa/bottega, starmene seduto per terra a giocare ad “Andrè Agassi tennis” sul mio bel sega master system regalato per Natale litigando con mia sorella per il possesso del joystick.
Ogni bambino ha diritto alla sua infanzia spensierata e a non essere costretto a diventare un miliardario osannato dalle folle al riparo dai bulli del quartiere e dall’abbrutimento provinciale.
Comunque io se fossi a capo di qualche megalobby dello spettacolo proporrei per le star di successo questo: alla prima lamentela, miniera immediata, e la sostituzione con un’altra, ché tanto il pubblico si compra quel che gli dai (entro un dato standard ovviamente). La fama ti disturba? Le fan ti ossessionano? Non hai più stimoli? Miniera. Avanti il prossimo. Invece no, il poveraccio compatisce pure il pianista che da piccolo era forzato a suonare, ma magari io, anzi magari m’avesse visto Pasolini, così forse un par de film li facevo, poi magari pure un’autobiografia di lamentele, e ve la compravate pure.
Questo e molti altri pensieri (tetri e non) di Fulvio Venanzini, si possono trovare sul suo blog “Inquietologia”, piattaforma WordPress