17112024Headline:

Lavoro nero, una montagna di soldi

In base ad un'indagini della Uil, l'evasione ammonta a 77,2 miliardi di euro

Giancarlo Turchetti, segretario provinciale della Uil

Giancarlo Turchetti, segretario provinciale della Uil

Esattamente 77,2 miliardi di euro. Una cifra enorme e soprattutto inaccettabile. Si tratta del “valore” dell’economia sommersa in Italia ed è stata calcolata dal Servizio Politiche Attive e Passive del Lavoro della Uil su dati dell’Istat. In quella somma rientra tutto ciò che si fa in nero: il lavoro irregolare innanzitutto, ma anche la mancata emissione di scontrini fiscali da parte di esercizi commerciali e fatture da parte di professionisti e artigiani. Un autentica giungla che alla fine produce danni ingentissimi provocando mancati introiti per le casse dello stato e ledendo i diritti di chi invece lavora e opera onestamente.

“Dal 2006 al 2015 – sottolinea Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo – grazie agli accessi ispettivi del Ministero del Lavoro, dell’Inps e dell’Inail, sono stati accertati contributi e premi evasi per un ammontare complessivo di circa 16 miliardi di euro (equivalenti a una Finanziaria) e pari a un miliardo e mezzo di euro ogni anno. Su 270mila aziende ispezionate, il tasso di irregolarità è stato del 65,5%. I lavoratori trovati irregolari sono 250mila in media ogni anno, di essi il 43% è in nero. A dimostrazione che sono i lavoratori – e i diritti dei lavoratori – a pagare il vero prezzo della crisi”.

“Per la UIil – interviene il segretario confederale Guglielmo Loy – il contrasto al sommerso lavorativo deve essere affrontato in maniera forte, non solo riguardo all’aspetto più socialmente odioso e grave quale il lavoro totalmente in nero (sul quale un grande passo in avanti è stato fatto con l’approvazione in questi giorni della legge contro il caporalato), ma anche sul versante della irregolarità lavorativa che si cela in diversi tipi di violazioni. Tramite il nostro studio sul ‘Lavoro irregolare’, invitiamo a riflettere (e per chi ha il potere, a regolamentare il fenomeno) sul crescere della ‘irregolarità’ che fa meno notizia: ci riferiamo, in particolare a come si stia ‘professionalizzando’ un sistema, al quale accedono purtroppo troppi datori di lavoro, nell’aggirare, attraverso forme apparentemente legali, le disposizioni, sia normative che contrattuali, che regolano il nostro mercato del lavoro. In particolare, segnaliamo come stiano trovando sempre più terreno fertile in Italia il fenomeno dei part-time finti, le co.co.co. a forte odore di prestazioni da lavoro subordinato, cooperative che gestiscono servizi global service con condizioni di lavoro con tutele fuori dal perimetro regolato dai Contratti di lavoro e la sostituzione dei voucher ai rapporti di natura subordinata. Si pone quindi il tema di come il sistema delle regole (a partire dalle leggi) sia capace di adeguarsi, con un’ampia articolazione dei provvedimenti, alla pluralità di tali comportamenti non regolari a fronte di un obiettivo, ovviamente condivisibile, che vorrebbe privilegiare il contratto a tempo indeterminato (ancorché riformato, in maniera da noi non condivisibile, nel sistema di tutele, dal Jobs Act)”.

Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil

Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil

“Infatti, se parallelamente al processo di ‘incentivazione’ del contratto stabile – aggiunge ancora Loy – non si interviene con altre 2 leve, difficilmente questo obiettivo sarà concretamente perseguibile: la prima leva è la stretta non tanto sui contratti temporanei, seppur in alcuni casi necessaria, ma soprattutto sulla pluralità di modalità con cui si viene chiamati a svolgere una prestazione. Ci riferiamo in particolare, alle co.co.co. (ancora pienamente presenti), alle collaborazioni occasionali, ai voucher, alle Partite Iva non genuine, ai soci di cooperativa per obbligo, ai tirocini non curriculari a ‘scarsa’ funzione formativa. La seconda leva resta un efficace sistema di controlli (ispettivi). La speranza di farla franca da parte di imprese (per fortuna una minoranza) non corrette o oneste, resta infatti troppo alta senza una rete di ispettori visibile, attrezzata e rafforzata”.

A fianco del bastone (i controlli) – conclude Guglielmo Loy – si potrebbe pensare ad un intervento premiale che valorizzi le imprese virtuose, attraverso condizioni di vantaggio e di riconoscimento positivo”.

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