“Il Lazio è la quarta regione d’Italia per numero di lavoratori in nero. Su tre milioni di lavoratori in nero, 250 mila si trovano nella nostra regione. Roma e Latina in testa”. Lo dichiara Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo, in base ai dati elaborati da Cgil Roma e Lazio, Cisl Roma Capitale Rieti e Uil Roma e Lazio che, in occasione della giornata mondiale per il lavoro dignitoso, hanno presentato “Schiavi Liberi”, video inchiesta sul lavoro nero nella Capitale (https://www.youtube.com/watch?v=Nka0TYWdslo)
“E’ il terziario (pubblici esercizi e turismo) il settore più a rischio – prosegue Turchetti – seguito subito dopo dall’edilizia e dall’agricoltura. Stando solo ai dati ufficiali delle ispezioni Inps, Inail, dell’attività della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e del Ministero del Lavoro, che il sindacato ha incrociato e rielaborato, a Roma sarebbero migliaia i lavoratori irregolari e circa 7 mila quelli in nero”. Inoltre, in sole due giornate di monitoraggio sul campo nella periferia della Capitale, Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato oltre 300 lavoratori in nero. Tutti in attesa di qualche privato o ditta per lavorare pochi giorni o soltanto qualche ora.
“Il lavoro nero è una piaga dura a morire – spiegano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Roma e Lazio, Michele Azzola, Paolo Terrinoni e Alberto Civica – soprattutto in un periodo di crisi in cui i cassintegrati solo a Roma hanno raggiunto circa le 30mila unità e la soglia della disoccupazione giovanile supera il 31,5%. Basti pensare che molti dei lavoratori in nero incontrati durante la nostra inchiesta sul campo, quasi tutti stranieri, ci hanno raccontato di aver perso il lavoro nell’arco degli ultimi 3-4 anni e alcuni di loro, residenti regolarmente in Italia da anni, hanno rimandato nel Paese d’origine le proprie famiglie”.
In gruppi di 40 – 50 lungo la via Palmiro Togliatti, a Torre Angela, alla Borghesiana aspettano dalle 5.30 del mattino i “padroni” del giorno, anche in pieno inverno. Zaino in spalla e vari attrezzi di un mestiere che cambia a seconda delle necessità occasionali. Paghe da 20 – 30 euro per lavoretti di uno, due giorni presso ditte di pulizie o traslochi, 50 euro in media la giornata in un cantiere. Senza casco, né alcuna norma di sicurezza. Con crediti che spesso non riescono a riscuotere e fughe improvvisate in caso di controlli o ispezioni. “Che spesso i datori di lavoro conoscono in anticipo”, aggiungono. Questi i racconti più diffusi tra i pochi disposti a parlare della propria esperienza. Vite in attesa. In attesa di un lavoro e di una retribuzione che permetta loro di pagare l’affitto. Anche quello rigorosamente in nero.
Vite da “schiavi liberi”, come si autodefinisce qualcuno. I più “fortunati” hanno una moglie o una compagna che lavora regolarmente. La maggior parte mantiene così la propria famiglia. “E non voglio che i miei figli mi vedano elemosinare la giornata di lavoro sul ciglio di un marciapiede”, esclama uno di loro alla vista della telecamera. Che pertanto rimane a terra. A riprendere il via vai delle loro passeggiate in solitaria per scaldarsi.