Pomeriggio speciale al 3° Reos “Aldebaran” dell’Aves. Gli ospiti della casa famiglia dell’Associazione Murialdo di Viterbo ha infatti visitato il Reggimento per operazioni speciali, trascorrendo alcune ore insieme agli uomini e alle donne dell’unità di volo.
La casa famiglia dell’Associazione Murialdo dona ospitalità a quei ragazzi della provincia meno fortunati, quei ragazzi che hanno bisogno di uscire da situazioni personali e famigliari molto difficili. L’impegno della struttura, guidata da Diana Di Monte, è rivolto principalmente verso i minorenni, ma negli ultimi anni si è concentrata anche nella integrazione dei ragazzi che stanno raggiungendo la maggiore età cercando di indirizzarli nel mondo del lavoro. Il lavoro degli educatori e delle educatrici dell’associazione è molto complicato. Gli uomini e le donne del 3° Reos con la loro solidarietà hanno cercato, a modo loro, di supportare l’opera del personale della casa famiglia.
La storia dei militari del Reos e dei ragazzi della casa famiglia si è incrociata per la prima volta durante il primo anniversario della costituzione del Reggimento. Da quel momento è iniziato un percorso proseguito con la donazione volontaria di generi alimentari, vestiario e materiale vario per la casa da parte degli uomini e delle donne del Reggimento avvenuta pochi giorni fa. In quest’ultimo incontro il colonnello Andrea Di Stasio, comandante del reparto, colpito dalle tristi storie di alcuni di questi ragazzi, ha deciso di donar loro un nuovo sorriso accettando la richiesta di visita al Reos.
“E’ importante che questi ragazzi – sottolinea Diana Di Monte, direttrice della casa famiglia – instaurino un rapporto sereno con chi indossa la divisa, affinché i momenti di difficoltà che hanno segnato la loro vita non influenzino negativamente il loro rapporto con le organizzazioni istituzionali, sulle quali possano contare sempre in caso di necessità”. L’iniziativa è stata accolta piacevolmente, naturalmente, anche dal personale del reggimento, che pone sempre l’attenzione e la solidarietà verso chi soffre, verso quelle persone “speciali” che la grande famiglia del Reos sente di poter tangibilmente aiutare. La visita si è conclusa con una stretta di mano tra il comandante e la direttrice e con dei regali da parte dei militari del reggimento ai ragazzi che hanno ricambiato con la cosa più semplice, ma allo stesso tempo più importante, che un ragazzo adolescente deve sempre avere stampato in faccia: un sorriso.