16112024Headline:

Federlazio dà un calcione alla crisi

Diversi e importanti segnali positivi dall'analisi del primo semestre 2016

Gianni Calisti, presidente di Federlazio

Gianni Calisti, presidente di Federlazio

Siamo fuori dal tunnel – le – le – le… Il motivetto caparezziano sembra adattarsi bene alla consueta fotografia scattata da Federlazio sullo stato dell’arte dell’economia e delle aziende in regione e nella Tuscia. La situazione migliora, confermando il trend positivo già evidenziato nelle precedenti indagini congiunturali sulle piccole e medie imprese laziali. Diffusi segnali positivi soprattutto per quel che riguarda il rilancio degli investimenti (decisivi anche sul fronte occupazionale), con una forte tenuta dell’export (soprattutto da parte del Distretto ceramico di Civita Castellana) e una decisa contrazione del ricorso agli ammortizzatori sociali in tutte le varie sfaccettature. A presentare il rapporto i vertici viterbesi dell’associazione: il presidente Gianni Calisti, il direttore Giuseppe Crea e il responsabile del servizio sindacale Mario Adduci. L’analisi (effettuata tramite il consolidato metodo del questionario) ha interessato 350 aziende in regione, delle quali 46 nella Tuscia, e si riferisce al primo semestre 2016.

Il primo dato da mettere in evidenza è che il vero, grande motore dell’economia viterbese è il Distretto ceramico. “I numeri – sottolinea Calisti, che opera con la sua azienda proprio in quell’area – parlano chiaro. Nei primi 6 mesi di quest’anno la crescita è stata del 4% con importanti investimenti e con buoni effetti anche sull’occupazione. Le strade su cui abbiamo insistito sono essenzialmente tre: internazionalizzazione, ricerca e sviluppo”.

DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE La struttura è sostanzialmente rimasta inalterata. La maggioranza (45,7%) opera con un numero di dipendenti da 10 a 49; seguono quelle piccole (da 1 9 addetti) con il 35,4%, infine quelle più grandi (oltre 50 addetti) con il 18,9%. Nel secondo trimestre 2016, il tasso di crescita delle imprese del Lazio è stato positivo (+0,79%) e superiore al dato nazionale (+0,63%). Non vanno bene le cose nella Tuscia dove il tasso di crescita segnala un lieve incremento (+0,27%), inferiore a quello registrato nello stesso periodo dell’anno scorso. Il dato migliore a Rieti: +0,89%.

PRODUZIONE La tendenza è ad una sostanziale stabilità con i livelli produttivi conseguiti nei primi sei mesi del 2016, seppur leggermente inferiori rispetto al secondo semestre dello scorso anno: 25%, rispetto al precedente 28,6%. Lieve incremento, inoltre, della percentuale di aziende che esprimono un giudizio di stabilità: dal 57,1% di fine 2015, al 58,3% del primo semestre di quest’anno. Sale del 2,4% il novero di coloro che esprimono un giudizio di perdita dei livelli produttivi.

ORDINATIVI ED EXPORT Sale al 30,8% rispetto al 25% di fine 2015 il novero di coloro che hanno registrato aumenti. Da gennaio a giugno la percentuale delle imprese che hanno registrato un incremento dell’export in ambito Ue è passato al 33,3%, rispetto al 20% della precedente rilevazione. Il deciso miglioramento degli ordinativi esteri si conferma anche sul mercati dell’area extra Ue. Per quello che riguarda le previsioni per il futuro, le percezioni degli imprenditori sono decisamente rivolte ad un clima di fiducia molto più diffusa rispetto alle precedenti rilevazioni: quasi il 17% ritiene che ”il peggio sia ormai alle spalle”, mentre nessuno nel semestre precedente si era avventurato in una simile affermazione.

Il direttore di Federlazio Viterbo Giuseppe Crea

Il direttore di Federlazio Viterbo Giuseppe Crea

FATTURATO Dinamica di segno “più” anche per il fatturato interno, con un incremento del +10% (il 38,9% rispetto al precedente 28,6%). Dato in parte mitigato da un +4% di aziende che, invece, hanno registrato un calo. Andamento stabile per i livelli di fatturazione nell’area extra Ue.

OCCUPAZIONE Il trend è positivo, con la percentuale di aziende che hanno dichiarato aumenti degli organici, che sale al 50%, rispetto al 31,8% della fine dello scorso anno. Inoltre dichiara una stabilità degli organici il 27,8%, rispetto al 59,1% di fine 2015. Le imprese che hanno assunto personale hanno dato prevalenza al contratto a tempo indeterminato (40%), in leggera flessione rispetto al precedente 41,2% del secondo semestre 2015; mentre quello a tempo determinato è stato utilizzato nel 28,6% dei casi, rispetto al 37,9% della precedente indagine. E’ aumentato, nel semestre in esame, il ricorso ad “altre tipologie contrattuali”, attivate dal 31,4% delle imprese, rispetto al 20,7% di sei mesi fa. “Il riferimento – sottolinea il direttore Giuseppe Crea – è soprattutto per i tirocini formativi che erano stati 54 in tutto nel 2015 e che quest’anno sono già a quota 68 (+16%), mentre non ha riscosso particolare successo almeno nel Lazio Garanzia giovani”.

AMMORTIZZATORI SOCIALI La cassa integrazione in tutte le sue forme mostra una consistente contrazione: ordinaria – 37,3%, straordinaria -23,8%, in deroga – 58,4%. Per un dato complessivo pari al -35,8%. Rispetto al secondo semestre 2015 si è ridotta la percentuale di imprese che ha attivato procedure di cassa integrazione guadagni: dal 15,6% si passa al 12,6%.

INVESTIMENTI La percentuale di piccole e medie imprese della provincia di Viterbo che ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel primo semestre 2016 è pari al 44,4%, in netta crescita rispetto al precedente al 28,6% di fine 2015. Una percentuale in deciso recupero, sulla quale hanno senza dubbio inciso i fondi messi a disposizione dal POR del Lazio. “Ma non ci aspettiamo granché – aggiunge il presidente – dai fondi istituzionali. Che arrivano, quando arrivano, con anni di ritardo. Le aziende investono perché hanno approntato programmi di sviluppo e questo naturalmente influenza anche l’occupazione. Si assume non perché c’è una legge o sgravi fiscali: si assume perché l’impresa ha bisogno di nuovo personale”.

PROBLEMATICHE Nel giudizio degli intervistati, al primo posto tra le criticità  “l’insufficienza della domanda”, indicata (27%), seguita da “ritardo dei pagamenti da parte dei clienti privati” (24,3%) e “ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione” (17%). In leggera flessione, dal 5,3% al 4,8%, la “mancata concessione del credito bancario”; da segnalare poi “l’impossibilità a partecipare agli appalti”, indicato dal 9,6% degli intervistati, rispetto all’8,4 di fine 2015.

Mario Adduci, responsabile del servizio sindacale

Mario Adduci, responsabile del servizio sindacale

LA PERCEZIONE DELLA CRISI Dalle risposte si conferma il prevalere di un sostanziale pessimismo, con ancora un 44,4% di imprese secondo le quali “al momento non si intravvede alcuna via d’uscita”; è comunque da sottolineare come il 16,7% di intervistati, rispetto a “nessuno” del semestre precedente, abbia dichiarato che “il peggio è ormai alle nostre spalle”; mentre per il 38,9% “si comincia ad intravvedere una luce in fondo al tunnel”. E’ evidente il clima di incertezza che pervade il tessuto produttivo di questa provincia, incentrato sulla Piccola e media impresa. Troppi, del resto, gli elementi di instabilità che si manifestano nel breve periodo: il clima internazionale, i consumi interni, la Brexit, ecc. “Non vorrei che la lunga campagna elettorale sul referendum – interviene ancora Calisti – abbia un effetto di distrazione dai problemi reali. A noi non interessano l’esito e la battaglia politica, ma che si continui a lavorare per confermare e migliorare i buoni risultati che stiamo ottenendo”.

IL CONTRASTO DELLA CRISI Le risposte degli imprenditori in maggioranza puntano sulla creazione di nuovi prodotti e servizi (25,1%), poi il taglio dei costi di gestione /22,2), quindi miglioramento della qualità (18,8) e incrementare la presenza sul mercato estero (10,9). Solo il 5,9 vuole il ridurre il personale, mentre il 3,8 vorrebbe trasformare qualche contratto a tempo pieno in part time e il 2,5 esternalizzare i servizi.

VINCOLI ALLA COMPETITIVITA’ Al primo posto le imprese mettono la pressione fiscale (29,4%9, seguita da costo del lavoro (25,5), burocrazia (20,5), costo dei servizi (energia, trasporti) 11,9, costo del credito (10,8).

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