15112024Headline:

Coop Tuscania, dal fallimento alla salvezza

Il procuratore Casella racconta come ha svolto il suo lavoro in azienda

IL manifesto con i nomi di non ha pagato la Coop Tuscania

IL manifesto con i nomi di non ha pagato la Coop Tuscania

Si vede una flebile luce alla fine del tunnel. Un tunnel lungo anni, fatto di omissioni e mala gestione: è quello in cui si è infilata la Cooperativa produttori agricoli di Tuscania, ma qualcosa sembra smuoversi dopo che il procuratore Francesco Casella ha messo in piazza, su un cartello, nomi, cognomi e importi dei debitori dell’azienda.

”Ho solide basi per poter affermare che, entro la fine di quest’anno, saremo in grado di saldare i conferimenti dei soci dello scorso anno”, sostiene Casella, che grazie al suo lavoro di risanamento ora intravede i primi frutti. ”In quattro mesi, io e il mio gruppo di lavoro, siamo riusciti a far ripartire il negozio, abbiamo un margine operativo cresciuto del 23% con stime annuali che lo porteranno al 40%, ma non solo – continua – abbiamo ridotto i costi del personale del 50%, abbiamo annullato gli sprechi che si protraevano da più di 15 anni, siamo riusciti ad introdurre economie di scala che erano del tutto assenti e tutto questo perché crediamo alle potenzialità di questa azienda”.

Il lavoro svolto dal procuratore ha scavato nel passato dell’azienda, Casella e il suo team fanno scoperte sconcertanti che non si rifanno certo ad una gestione economicamente sana della cooperativa: ”Abbiamo scoperto che prima si acquistavano prodotti a prezzi del 15% superiori alla media di mercato, si assicuravano beni a prezzo pieno, anche se il loro valore di mercato nel tempo era diminuito, mentre il premio pagato restava invariato negli anni, abbiamo utenze che paghiamo più del normale perché sono stati fatti dei contratti sfavorevoli, insomma una situazione gestionale molto approssimativa”. Purtroppo le cause del tracollo della cooperativa non sono da imputare solo a una gestione semplicistica dell’azienda ma anche ad errori gravi da parte di chi doveva dirigere e controllare, ”Pensi che abbiamo 500mila euro di crediti andati in prescrizione – spiega Casella – per non parlare di 60mila euro di debito dovuti ad errori di trascrizione sui documenti di trasporto. Anche il licenziamento del direttore è derivato dal fatto che lo stesso direttore, che è una persona per bene, ha sbagliato a fare il suo lavoro. Infatti, prima era uso comune pagare con assegni postdatati tutti gli acquisti, ma non c’erano i fondi, quindi si procedeva a saldare gli stessi con gli incassi del negozio e la vendita dei prodotti dei silos, senza badare ai flussi di cassa che erano altalenanti e non continui, in questo modo siamo arrivati a giugno che non c’erano i fondi per saldare due titoli e per questo l’azienda è stata protestata, quindi ho dovuto licenziare il direttore per giusta causa dopo 30 anni di onorato servizio”.

Una situazione non facile, che ha portato il procuratore Casella ad agire in modo forte nei confronti dei debitori e dei soci, fino al punto da pubblicare il famoso manifesto della discordia che potrebbe comportargli diverse noie legali e denunce, ma lui non demorde ”Io vedo enormi potenzialità in questa azienda per questo ho agito così – spiega il procuratore –, se ho sbagliato pagherò, ma dimostrerò che quello che ho detto è vero visto che è tutto documentato. Salvare questa azienda è il mio lavoro non lo faccio per bontà d’animo, mi pagano per questo”.

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