Castagne, peggio di così non poteva proprio andare. “Quest’anno la raccolta si attesta su un 10-15% rispetto a un’annata normale, media”, dice sconsolato Mauro Pacifici, presidente di Coldiretti, reduce da un incontro con i produttori della zona dei Cimini. La riunione ha confermato i timori degli agricoltori che oltre al cinipide hanno dovuto fare i conti con le gelate tardive della scorsa primavera e la forte siccità estiva: la situazione castanicoltura è disperata. “Ora serve l’intervento delle istituzioni – taglia corto Pacifici – perché le previsioni sono più nere del previsto e alcune cooperative stanno già pensando di non aprire per niente”.
Eppure il raccolto dell’anno scorso faceva ben sperare. “Pensavamo di essere usciti dal periodo buio – prosegue il presidente di Coldiretti – e che quindi il 2016 confermasse un crescendo della produzione e invece oltre al problema cinipide, che si è riaffacciato con prepotenza nonostante gli sforzi per contrastarlo, si sono aggiunti i fattori climatici, totalmente inaspettati”.
C’è preoccupazione e sconforto tra i castanicoltori che, in generale, sono tutti nella stessa, disperata, situazione. Da Canepina a Caprarola, da San Martino a Soriano fino a Vallerano. Quindi l’appello di Pacifici: “Ora come non mai tocca alle istituzioni andare incontro anche perché, con questi dati pessimi alla mano, il danno diventa duplice: da un lato perdita economica, se manca il prodotto, manca il lavoro; dall’altro il problema sociale perché la Tuscia rischia sul serio di dire addio per sempre una delle sue eccellenze e non possiamo proprio permetterlo”.
Gli agricoltori non possono essere lasciati soli in questo momento di crisi perché alcuni, ora come ora, non hanno modo di sopravvivere. È per questo che alcune aziende agricole che hanno già dato vita a cooperative stanno pensando di non aprire: “L’unione fa la forza – continua Pacifici – ma ci sono anche spese fisse e stipendi da pagare. Se la situazione castagne è così tragica per alcuni non conviene investire sulla manodopera, è evidente”.
Le soluzioni? La natura è imprevedibile, fa il suo corso senza chiedere permesso, quindi occorrono misure, contributi, premi per il verde: “Le istituzioni hanno già fatto tanto. Penso per esempio alla lotta biologica al cinipide del castagno con il Torymus, l’insetto antagonista ma oggi la castanicoltura è in serio pericolo. Chiederemo anche aiuto all’Università della Tuscia, agli esperti della facoltà di agraria. Ma una cosa è certa: Coldiretti – conclude il presidente – è vicina ai castanicoltori e sosterrà in ogni modo e fino all’ultimo quello che è uno dei settori icona del nostro territorio”.