Aforsat ringrazia, rifiuta l’offerta e va avanti. Sembra che il cerchio non si sia chiuso neanche stavolta però la tanto discussa vertenza rsa, dopo che il Comune di Viterbo la scorsa settimana ha annunciato di aver recuperato un milione di euro per contribuire al pagamento delle rette per pazienti con reddito inferiore ai 13mila euro. Del resto, dopo la pronuncia del Consiglio di Stato sul ricorso vinto da Aforsat non si sarebbe potuto fare altrimenti.
Se nella sostanza Aforsat aveva accolto positivamente la novità sui fondi, nel merito della modalità di erogazione aveva immediatamente mostrato dei dubbi. Il fatto che il paziente dovesse firmare una delega al Comune e che dovesse comunque rimanere debitore della struttura, e quindi responsabile in solido caso in cui la Regione non coprisse la parte dei fondi mancante, aveva fatto storcere la bocca agli associati. Perplessità ribadite ieri durante l’assemblea dei soci alla Domus La Quercia, presieduta dalla presidente dell’associazione Maria Laura Calcagnini.
“Ci siamo consultati con il nostro avvocato dopo le comunicazioni del Comune in commissione – spiega Calcagnini – e l’avvocato ha fatto presente che pazienti e familiari non devono firmare alcuna delega al Comune per la liquidazione delle rette alle strutture, nessuna prescrizione normativa lo prevede. Lo abbiamo detto sin dall’inizio, e lo ribadiremo agli amministratori comunali se intenderanno incontrarci ufficialmente: Aforsat non firma alcuna delega”.
Il nodo sta tutto nella differenza tra contributo, pari al 70%, stanziato dal Comune, e la compartecipazione, invece prevista dalla legge e richiesta da Aforsat. ”Non intendiamo accettare contributi e firmare alcuna delega al Comune per il pagamento delle rette alle strutture – ribadisce la portavoce dei pazienti delle residenze sanitarie assistenziali -. Il debitore è e deve restare il Comune, non i pazienti e le loro famiglie, come peraltro previsto dalla normativa in materia, cioè la Dgr 98/2007 ancora in vigore, e come ribadito dalla circolare regionale esplicativa 81 del gennaio 2008″.
“Il principio a cui il Comune fa riferimento relativo al combinato disposto della finanziaria regionale – conclude Calcagnini – andrà in vigore dal 2017 e non avrà validità retroattiva. Quindi non è applicabile per il 2015 e il 2016”.
Resta da verificare se ora il Comune procederà al pagamento diretto alle strutture o no, anche se, senza le firme dei pazienti, non ci sono molte altre opzioni. Lo stesso dirigente del settore Servizi sociali, Alfredo Fioramanti, in seconda commissione aveva detto di non aver previsto un piano alternativo qualora le firme sulle deleghe non fossero state apposte. Ora che i soldi sono stati recuperati, però, è necessario che si trovi anche il modo per liquidare le strutture.