Il 30 novembre 2014 Giovanni Fapperdue dell’associazione “Il Bullicame” scriveva: “In passato mi era accaduto più volte di lamentare la penuria d’acqua della ‘callara’, ma mai e poi mai, ho visto la nostra fonte principale del Bullicame, ridotta in questo stato pietoso. Allora ho riflettuto sulla falla che si è aperta durante i lavori effettuati al Pozzo san Valentino (di pertinenza delle Terme Salus), ed ho dedotto che deve essere molto copiosa, per avere determinato questo enorme danno per il nostro Bullicame”.
E ancora: “Non è la prima volta che lavori e perforazioni sconvolgono l’equilibrio del nostro prezioso bacino del Bullicame. Ricordiamo come la riperforazione del ‘pozzetto’, all’interno del perimetro delle Terme dei Papi, diminuì tutte le portate dei pozzi circostanti compreso il Bullicame, azzerando totalmente i pozzi Gigliola e Uliveto di pertinenza delle ex Terme Inps. Poi di recente c’è stato l’azzeramento della sorgente storica delle Zitelle, a seguito di “lavori” sul terreno limitrofo di Geronzi. Al Bullicame, adesso le pozze non ricevono più l’acqua di sfioro della sorgente. Il Comune ha adottato una soluzione di emergenza con una pompa che pesca nella poca acqua residua. Ma la quantità è esigua con il risultato che le pozze sono piuttosto fredde e non consentono la balneazione”.
La Callara come tutta la zona termale di Viterbo è diventata una groviera anzi peggio un’acquasantiera: chi vuole, chi ne ha bisogno, porta via l’acqua. Peccato però che questi siamo beni comuni a disposizione della collettività. Qualche giorno fa l’assessore al termalismo Delli Iaconi ha ribadito che è tutto a posto. È bastato cambiare la pompa che portava l’acqua dal pozzo San Valentino per rivedere un dito d’acqua nella Callara. Ma voi la famosa Callara ve la ricordate? Era da lei che sgorgava l’acqua infuocata che alimentava le pozze. Quello era uno dei pochi posti, rimasti pubblici in cui ci si poteva curare e svagare. Il Comune di Viterbo dovrebbe forse dire chiaro e tondo, che la privatizzazione è l’unica via per farsi un bagno.
Inoltre, le affermazioni dell’assessore che evidenziano come il caldo e il sole possano essere le cause di tanta penuria di acqua bollente, mettono in seria difficoltà la capacità di discernimento dei viterbesi. Quell’acqua era lì da prima di Dante e chissà quanto sole e vento ha visto.
Se andate al Bullicame, oggi, domani vedrete i turisti ridere mentre i volontari tentano di spiegare cosa sta succedendo a quel sito storico invaso da tgrossi ubi di plastica. In più, girandovi verso l’orto botanico vedrete anche una falla, lunga circa sei metri, nel muro di recinzione. “Sono sei mesi che sta in quelle condizioni – dice sempre uno dei volontari – il Comune di Viterbo fa finta di nulla, tanto non c’è più niente da portar via”.
Il silenzio che ammanta questa vicenda è assordante. Si cerca cancellare tradizioni e beni che appartengono a questa città. Non c’è un futuro e allora si cerca di cancellare anche un passato che portava benessere. George Orwell, nel famoso romanzo “1984”, quello da qui è nato il popolare programma del “Grande fratello” scriveva: “Chi domina (o riscrive o cancella) il passato, ha nelle sue mani il presente e poi il futuro”.
Emanuela Dei