Il 18 luglio 1512, Mattia Ugonio vescovo di Famagosta, vicelegato della Provincia del Patrimonio, ratificava la deliberazione del consiglio dei Quaranta del 15 maggio, che prevedeva l’istituzione della luminaria in onore di santa Rosa, da tenersi ogni anno il giorno della sua festa.
Una processione civica che da oltre 500 anni vorrebbe rappresentare tutta la cittadinanza e la sua devozione alla Santa. Eppure ancora oggi sia nel Corteo Storico sia nel trasporto della Macchina non trova alcuno spazio ufficiale una rappresentanza femminile, nonostante quest’anno tra i facchini, nel trasporto della Reliquia del corpo di santa Rosa, ci sia stata una donna. Fanno eco a questa prassi gli antichi statuti del Comune di Viterbo: essi prevedevano che nell’ordine della processione le donne non avessero una collocazione ufficiale, ma era loro permesso stare in fondo e in ordine sparso.
É questo il motivo che ha spinto un gruppo di donne viterbesi a chiedere all’Ordinario di poter esprimere la loro devozione alla Santa con il dono di sette ceri per il Santissimo, che vengono offerti oggi durante l’offertorio della celebrazione eucaristica presieduta da mons. Lino Fumagalli. Il gesto sarà materialmente compiuto dalla consigliera alle pari opportunità, Daniela Bizzarri, a rappresentare l’omaggio del Comune alla sua Santa, collegandosi simbolicamente alla processione civica istituita nel 1512 e a dare “voce, cuore e braccia” alle donne per esprimere pubblicamente e ufficialmente la propria devozione a santa Rosa.