Otto (e non sette) giorni di inutili notizie. Codesta rubrica esce oggi, con 24 ore di ritardo rispetto al solito (causa febbrone), lanciando un numero speciale, monotematico. Interamente dedicato ai nostri cari cugini francesi. Che dio li benedica (e che gli sviti i bulloni della torre)
La vignetta
Charlie Hebdo pubblica una (presunta) vignetta satirica sul terremoto di Amatrice. Alla voce “lasagna” ritrae dei cadaveri impilati sotto le macerie… E in cinque minuti uno rivaluta l’Isis, i talebani, Bin Laden e pure Maometto
Sui social
Dopo il fattaccio, tutti lì a incazzarsi su Facebook. Gli stessi che poi aveva sposato la causa francese un giorno appresso l’attentato loro: “Je suis Charlie”. Pronto comunque il nuovo motto: “Je suis Carlo, che a differenza di Charlie usa il bidet”
Campanilismo
In ogni caso, sempre meglio morire come una lasagna, piuttosto che trovarsi una baguette nel posto sbagliato (che non è l’ascella, comunque sbagliata a sua volta, zozzoni)
Ricordi
In occasioni come queste una popolazione tende a stringersi. Ci si abbraccia. E si intona un coro confortante. La canzone adatta, se non sapete quale scegliere, è quella che riguarda la mamma di Zidane e le sue buone abitudini. Rispolveratela, sta lì ferma dal 2006
Le conseguenze
Cosa succederà dopo la pessima vignetta? Guerra civile? Incidente diplomatico? Mai più baguette nei nostri supermercati? No, peggio. C’è il rischio che (ri)parta Sgarbi per andare a (ri)prendere la Monnalisa. Altra grassa figura di merda
Tentata riconciliazione
“Scusate, è che dopo aver visto i manifesti del Fertily-day pensavamo che vi piacessero ‘ste porcate”, così quelli di Charlie Hebdo, per metterci una pezza
Le contromosse
Che poi quando si tratta di prendere per il culo, a noi italiani, non ci batte nessuno. Perciò, dopo la squallida vignetta loro, ecco la nostra fantastica risposta (guarda la foto qui a destra)
P.S. La cattiveria della settimana
Non ci sono mai piaciuti i francesi. Mai. Come potrebbero? Non ci piace manca il vicino di casa, figuriamoci loro. Però, nel lutto, li abbiamo rispettati, supportati e spalleggiati. E questa è la differenza tra un uomo e un magnarane. Punto