16112024Headline:

Martedì Inquietologia

"Se la vita e lavoro, la morte è vacanza"

La viralità del male

imageUna donna divenuta lo zimbello del web in seguito alla pubblicazione di un suo video porno, decide di togliersi la vita.
Tuttavia c’è chi continua a ridere, persino sul cadavere.

Apparirò semplicistico, crudo e scarsamente retorico ma, parliamoci chiaro: gli italiani sono un popolo di puttanieri, maschi che arrivano a sborsare decine e decine d’euro per un pXXXXXo col preservativo, per una sXXa fatta controvoglia, che organizzano viaggi all’estero pur di riuscire a copulare; è normale che ce l’abbiano con le donne che la danno gratis – anche se sembra paradossale – , con quelle sessualmente più libere! Anche se questo chiaramente non vuol dire che esse abbiano qualche responsabilità per quel che accade, di fatto c’è un problema di repressione sessuale in questo paese, e quelle poche coraggiose che la danno gratis, che non “capitalizzano” la loro vagina sono viste molto male, mentre le prostitute e le pornostar sono venerate. Perché il sesso mercenario è democratico, mentre la donna che sceglie di sXXXXXe con chi vuole è libera ed esclude chi vuole e questo non ci piace, eccheccazzo!
Ma come? io mi faccio il cXXl come tutti gli altri e non me la dai?
In più c’è l’aspetto non trascurabile dell’immedesimazione nel “fidanzato cornuto”, che porta a casa il pane e si vede umiliato pubblicamente, ricompensato con le corna! Un atto infame da punire con la morte, salvo quando di queste corna beneficiamo noi, ovviamente. Quindi tutto questo odio e sadismo che impazza su In
ternet in questi giorni derivano dalla frustrazione sessuale dei pXXXXXXXXi/monogami/puttanieri, o delle donne tradite per colpa delle “bocche di rosa” italiane. Banale moralismo, banale quanto il male, da non confondere col “falso moralismo”, ma questa è un’altra storia.
Nella loro mente perversa non si è compiuta che la giustizia divina, la “zoccola” è stata eliminata per sempre, e ora possiamo tornare tranquillamente a segarci con altre “zoccole” meno sfacciate e fiere trovate su youporn. Ché va bene fare la gatta morta ma c’è modo e modo.
Il perbenismo applicato persino in un contesto pornografico. In fondo è lo stesso senso d’appagamento che si genera ogni volta che ricompare la leggenda metropolitana evergreen dei due amanti clandestini incastrati da qualche parte, o due gay pubblicamente sputtanati (mai marito e moglie, chissà perché i loro membri e i loro orifizi non si incastrano). Una sorta di nemesi 2.0.
Fino all’altro ieri tutti a realizzare creativi meme e a ridere da veri ritardati di quella che non era più un essere umano ma solo l’ennesimo pupazzo trash su cui sfogare i propri istinti più beceri, esauriti forse gli storici filoni goliardici simpaticissimi della pelle scura di Carlo Conti e della cecità di Bocelli, cose che nel 2016 sono culturalmente abbastanza allarmanti già di per sé.
Infatti, proprio quel culto del trash, del becero, che oggi da Facebook invade la quotidianità è stato un fattore determinante in questo caso; altri episodi simili di anni addietro non hanno portato a esiti così drammatici, semplicemente perché in assenza di una cassa di risonanza così potente come sono i social oggi, questi “revenge porn” e roba simile rimanevano confinati a culto underground per maschi masturbatori; oggi invece la sfortunata viene spiattellata capillarmente a tutta la nazione, arriva persino alla massaia.
L’arretratezza tecnologica salvava in un certo senso le vittime dall’arretratezza dei loro simili, e della società tutta.

In tanti hanno, come al solito, mangiato sulla vicenda-scandalo e quindi è patetico che tutta questa gentaglia esprima a posteriori cordoglio e giudizi moraleggianti verso i decerebrati pXXXXXXXi che odiano le “troie” per risentimento verso chi li ha traditi o per semplice una vita sessuale comatosa. La sventurata fu sin da subito esposta al pubblico ludibrio con nome e cognome, senza alcuna decenza, tanto che qualcuno ipotizzò che si trattasse di una trovata pubblicitaria, tanto era incontrollata la sua diffusione. E invece no.
Quel famoso tormentone che mi repelle ripetere oggi come ieri, è stato citato, oltre che dai più svariati media, persino in un celebre videoclip di Lorenzo Fragola, che ha totalizzato la bellezza di oltre 20 milioni di visualizzazioni.
Questo non è “maschilismo”, o meglio parlare solo di maschilismo è riduttivo.
Forse siamo davanti alla prima vittima della cultura del tormentone più che all’ennesima del maschilismo e del bullismo.
Il che è ancora più grottesco e avvilente.
Oggi è tutto un RIP e un atto d’accusa verso gli altri. Se qualcuno ha ucciso questa donna è invece la mediocrità umana e la violenza spietata della sua normalità.
“Va beh ma se uno si suicida la colpa è sua che l’ha scelto, mica degli altri”, è arrivato a sentenziare tranquillamente qualcuno.

Certo. Infatti anche quando un carcerato si impicca essendo regolarmente vessato, brutalizzato e stuprato, quella è una libera scelta.
Un gesto da maledetto esistenzialista.

P.S. Ovviamente il vero antefatto e la reale dinamica della tragedia in questione non c’entrano assolutamente nulla con quanto scritto sopra, ma si parlava qui esclusivamente della sua rappresentazione mediatica e della sua interpretazione nell’immaginario collettivo, secondo la chiave di lettura dell’autore.

Questo e molti altri pensieri (tetri e non) di Fulvio Venanzini, si possono trovare sul suo blog “Inquietologia”, piattaforma WordPress

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