Circa 550 anni fa Viterbo fu per diversi mesi il centro della Cristianità. Papa Niccolò V aveva indetto nel 1450 il Giubileo ordinario, ma quella circostanza divenne occasione per pellegrinaggi corposi nel Monastero che custodiva il corpo di Santa Rosa. Furono così numerose le presenze (oggi si direbbe così) che, soltanto nei primi tre mesi dell’Anno Santo, il convento incassò una cifra ingente: fra i quattro e i cinquemila ducati. Una somma enorme che, fatte le dovute proporzioni, equivarrebbe ad un paio di milioni di euro attuali. Di quella vicenda, Viterbopost si è già occupato nei giorni scorsi, a proposito dell’interessante mostra allestita nel Chiostro del Santuario e curata dal Centro Studi Santa Rosa. Ma gli appuntamenti non finiscono qui: su iniziativa della consigliera comunale alle pari opportunità Daniela Bizzarri, domani è in programma un’intera giornata dedicata a quel Giubileo e, più in generale, alla figura della Patrona di Viterbo. Ad occuparsene, sempre il Centro Studi che ha messo in piedi un programma di assoluto valore.
“Gli appuntamenti – spiega il segretario Filippo Sedda – sono divisi in due parti. In mattinata, in Sala Regia gli interventi saranno incentrati soprattutto sui processi di canonizzazione; nel pomeriggio presso la Sala del Pellegrino del Monastero si parlerà più specificatamente del Giubileo del 1450”. “Desidero ringraziare pubblicamente – aggiunge Eleonora Rava, studiosa e amministratrice del Centro – la consigliera Bizzarri per l’impegno e la passione con cui ha sostenuto e sostiene le nostre iniziative. Riteniamo di aver allestito un programma di elevato valore scientifico e questo è stato possibile grazie alla vicinanza di tanti enti e istituzioni: Comune di Viterbo, Fondazione Carivit, Sodalizio facchini di Santa Rosa, Consorzio Biblioteche. Un grazie particolare soprattutto alle suore alcantarine che ci supportano nel nostro lavoro e che ci hanno consentito di avere una sede all’interno del monastero. L’organizzazione di questa giornata di studi, che è in realtà un vero e proprio convegno internazionale, è stata possibile anche grazie ai contribuenti che hanno devoluto il 5×100 alle nostre attività”. Chiamata in causa, interviene suor Francesca: “Per me è un onore essere qui. Ho percepito da subito che questo gruppo di studiosi lavora con passione e competenza: di fatto, si sono messi al servizio del culto di Santa Rosa. Conoscere la storia e la vita permette di apprezzare meglio la nostra Patrona”. “Ci è dispiaciuto per la partenza delle clarisse – aggiunge Daniela Bizzarri – ma va riconosciuto che la alcantarine hanno saputo dare una marcia in più al monastero con una seria di iniziative davvero interessanti, tra cui anche il progetto di una foresteria per accogliere i pellegrini. Dal 2013 è in atto una collaborazione tra Centro Studi e Comune che si è concretizzata in un protocollo di intesa che ha come obiettivo il reperimento di fondi, anche europei, per valorizzare il culto verso la nostra Santa”.
Nella mattinata, dopo gli interventi istituzionali, la giornata di studi (intitolata, appunto, “1450. Il Giubileo di Santa Rosa”) si apre con la prolusione di Agostino Paravicini Bagliani (professore a Friburgo); a seguire le relazioni di Gàbor Klaniczay (insegna a Budapest), Letizia Pellegrini (docente a Macerata), Attilio Bartoli Langeli e Filippo Sedda, e don Alfredo Cento. Nel pomeriggio, dopo il saluto dell’onorevole Giuseppe Fioroni, interventi di Anna Esposito (La Sapienza), Eleonora Rava, Elena Giulia e Marco Espositi, Massimo Giuseppe Bonelli. In serata apericena sotto la Macchina di Santa Rosa sul sagrato del Santuario e a chiudere concerto in chiesa con Ferdinando Bastianini (associazione Cesare Dobici) al pianoforte, Wanda Folliero al violino e la Corale San Giovanni, diretta da Maria Loredana Serafini.
“Siamo vicini al Centro Studi – sottolinea Mario Brutti, presidente della Fondazione Carivit – sin dalla sua costituzione perché interpreta bene la nostra scelta di politica culturale”. “Per noi è onore prima che un dovere e un piacere – conclude Massimo Mecarini, presidente del Sodalizio Faccini – aver contribuito a questo convegno. Tutto ciò che serve a far conoscere ancora di più la nostra patrona ci trova naturalmente impegnati in primo piano”.
Da aggiungere soltanto che gli amministratori viterbesi di 5 secoli fa tentarono di cogestire il tesoretto introitato dal monastero con le elemosine, si rivolsero anche al papa chiedendone l’intervento al fine di velocizzare la canonizzazione di Rosa. Le monache però si tennero stretta quella somma e il processo di santificazione della fanciulla viterbese cominciò qualche anno dopo sotto il pontefice Callisto III. Anche di questo si parlerà durante la giornata di studi. Per gli appassionati di viterbesità e per i fedeli di Santa Rosa un’occasione da non perdere.