Occhi puntati all’insù e cuore lì, sempre lì, fermo in gola per quasi tre ore, prima che quel grido del capofacchino Sandro Rossi ai piedi del santuario sciolga l’ansia come neve al sole, scacciando via la tensione e lasciando al suo posto solo gioia e consapevolezza. Perché il miracolo del Trasporto è avvenuto anche questa volta: la Macchina è arrivata. Evviva Santa Rosa!
Tra i tanti occhi sempre puntati su Gloria, passo dopo passo insieme a lei per le strade senza perderla di vista un secondo per tutto il viaggio del 3 settembre, certamente ci sono quelli dell’architetto Raffaele Ascenzi. L’ex facchino, l’ideatore dell’attuale Macchina, è l’uomo il cui sogno è stato trasformato in una creatura bellissima di alluminio e acciaio alta trenta metri e pesante cinque tonnellate, patrimonio di Viterbo e dell’umanità tutta.
”Ho seguito questo trasporto, come ogni anno, in maniera molto appassionata – dice Raffaele Ascenzi – anche perché quello è stato il momento in cui ho potuto fare veramente un confronto con l’anno scorso”. “Abbiamo aggiunto – racconta – 12 faretti sul dito indice su una mano di ogni angelo e abbiamo attenuato le illuminazioni elettriche per mettere in risalto la torcia e le centinaia di candele a fiamma viva. Il risultato è stato molto soddisfacente, sarà complicato in futuro fare meglio di così”.
Raffaele Ascenzi, oltre ad essere l’unico progettista vivente ad avere firmato due modelli di Macchina di santa Rosa (sua è stata anche Ali di Luce, trasportata dal 2003 al 2008) ha anche 20 anni di Trasporti da facchino sulle spalle.
”Sono stato onorato di essere facchino – prosegue Raffaele -. Mi sono avvicinato a questo evento grazie alla Macchina del ’52, quella di Salcini, la prima dell’era moderna vera e propria, ma anche l’ultima, fino a sabato scorso, ad essere arrivata fino al Sacrario. Sessantaquattro anni dopo siamo ritornati lì e dobbiamo ringraziare i facchini perché senza di loro tutto questo altrimenti non sarebbe stato possibile”.
Dopo solo due anni e altrettanti Trasporti, a sentire i commenti nei bar e sui social network, Gloria sembra entrata di diritto tra le Macchine più amate di sempre dai viterbesi. Cosa, questa, che non stupisce il suo ideatore.
”È stato un gioco facile – continua Ascenzi – perché Gloria è il riassunto di quattro secoli di disegni di Macchine che ci sono pervenuti fino ad oggi. Ho sempre cercato l’armonia delle forme: Gloria ha la modularità del Volo d’Angeli, con la sinuosità delle forme, come quelle di una donna, che crescono verso l’alto. Ma richiama anche lo stile neogotico di Papini. È un mix tra le due scuole. Tutto questo senza rinunciare alla trasportabilità di una struttura che è alta trenta metri. Devo dire grazie al costruttore Vincenzo Fiorillo e all’ingegner Grazini per avermi appoggiato in questa folle impresa”.
La soddisfazione e la gioia per il Trasporto, perfetto e impeccabile, non è stata scalfita dal furto avvenuto durante la sera del 3 settembre a Villa Ascenzi, a casa dei genitori di Raffaele, usciti per vedere la Macchina ideata dal figlio. ”Fa male quando capitano queste cose – spiega -, soprattutto a dei genitori anziani. Ma io non sono materialista. Vennero i ladri a casa mia due anni fa e, con loro dispiacere, trovarono un gran poco da rubare. Le case devono avere architettura, arte contemporanea e, anche se qualcuno non sarà d’accordo – conclude ridendo – soprattutto tanto amore al loro interno. Quello no, i ladri non potranno mai portarlo via”.