16112024Headline:

E finitela con questo cacchio di glifosato

Sulla piattaforma change.org parte la petizione per salvare il lago di Vico

Il maledetto glifosato

Il maledetto glifosato

Rieccola, la piattaforma “change.org”. Quell’apparato interattivo, già utilizzato per varie cose tipo per “salvare Civita” dalla morte, che ogni tanto si riaffaccia in provincia. Ossia, nel quale la provincia si riversa quando ha dei problemi. Una sorta di cuscinetto on-line, utile per scavalcare il malcontento diffuso e la poca credibilità che la politica dimostra ogni giorno che dio comanda.
Stavolta in rete è partita la petizione “Stop veleni al lago di Vico”. Le parole parlano chiaro, e seguono l’incazzatura generale, un po’ di fiaccolate, manifestazioni, e chi più ne ha più ne metta. Ma torniamo alla petizione, che è già stata inviata ai sindaci di Caprarola e Ronciglione (i due comuni più colpiti), nonché al direttore e al commissario della riserva naturale del lago di Vico.
In pochi giorni sono ben 1.200 le firme apposte da chi ha deciso di sposare la causa. Più un trascurabile 3.500 “mi piace” (l’utilità di Facebook è ancora ignota al mondo, ma si prosegue lo stesso tra le chiappe di Belen e il ritorno di Bobo Vieri). “La necessità –  si legge – è di sospendere l’uso di pesticidi, concimi chimici e soprattutto di diserbanti nella coltura delle nocciole e delle castagne. Questo piccolo e suggestivo bacino di origine vulcanica, attrazione per artisti e turisti, contornato dagli antichi boschi Cimini, oggi si rivela ricco di arsenico, fosforo e simili. Le sue acque che venivano usate per la popolazione sono ora inquinate dal’arsenico per via delle stesse sostanze. Così le acque sono non potabili e in parte si usano i dearsenificatori, in parte si beve in bottiglia”.

Il lago di Vico

Il lago di Vico

Cosa chiedono perciò i cittadini (quelli attenti)? Che venga intanto proibito l’uso dei veleni in agricoltura, in particolare del Glifosato. Molti territori agricoli sono pressoché ricchi di arsenico per l’ignoranza dei coltivatori e la prepotenza delle industrie chimiche. Che sono riuscite addirittura (viva il dio denaro) a far rimandare all’Unione europea di 18 mesi la legge antiglifosato. Ciò però non impedisce ai sindaci, alle Regioni e ai governi nazionali di prendere risoluzioni autonome. Si richiede infine attenzione da parte del Parlamento e al Governo, per ottenere a livello nazionale l’abolizione della “chimica”.

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