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Natale, come sarà il villaggio di Caffeina?

Ad una prima analisi pare che finalmente si possa dire addio al "coso" del Sacrario

La schermata con il conto alla rovescia

La schermata con il conto alla rovescia

Mancano appena un’ottantina di giorni, a Natale. E quindi, perché no, cominciamo pure a parlarne. Anche perché Santa Rosa l’abbiamo appena archiviata, e dal 5 settembre in poi a Viterbo (storicamente) gli argomenti di pubblico interesse scarseggiano forte.
Eccoci qua, perciò. Pronti a programmare il cenone. A sperare che il nipotino ci reciti il sermone in piedi sulla sedia (o niente mancia). E pronti pure a prendere la macchina per andare a Orvieto o a Terni. Che non è chissà che facciano in Umbria, sia chiaro, ma almeno lo spostamento consentirà di poterci poi lamentare al ritorno.
Già, perché puntuale come il panettone o come l’autogestione alle scuole superiori, nel capoluogo all’ombra della Palanzana ogni santo anno si ripresenta la situazione per cui al Sacrario c’è quel coso lì. Alcuni buonisti lo chiamano mercatino. Altri preferiscono definirlo melcatino (per via della provenienza dei prodotti). Altri ancora, infine, se li vengono a trovare i parenti gli fanno fare il giro largo, pur di non farceli passare.
E questa è un po’ la consuetudine. La prassi. La storia. Magari l’idea di partenza era anche buona, perché no. Il consumismo prima, e la crisi poi, però, hanno decisamente ammazzato ideatore e sani propositi. Ad oggi regnano così le lucette, le mutande, le ciavatte e quei 45 metri lineari di cover per cellulari (rima).
Cambierà mai la routine?, ci si domanda. Pare di si. E forse a cambiarla saranno quelli di Caffeina (si spera senza volontari, ma pagando chiunque gli dedichi tempo).
Noi del Post, premessa doverosanon siamo grandi estimatori del festival (presunto) culturale. Non siamo né loro “main” né tantomeno “partner”. Siamo semplicemente liberi di dire che una cosa che fanno ci piace. Così come che un’altra ci fa schifo. E questa di Natale, sulla bozza, ci pare una cosa interessante.

Il manifesto del debutto

Il manifesto del debutto

Veniamo quindi al dunque. “Esiste un luogo dove tutti i sogni diventano realtà – aprono i caffeinomani – un villaggio fiabesco popolato di elfi, fate, gnomi e creature fantastiche, dove Babbo Natale ha deciso di vivere, insieme ai suoi aiutanti (i volontari?, ndr), per poter svolgere al meglio la sua importantissima missione: portare la gioia e la bontà di cuore a tutti i bambini”.
Il diabete è alle stelle. Ma a Natale siamo tutti più buoni, è arcinoto. Quindi la presentazione non poteva essere diversa. La presentazione di cosa? Giusto, del “Caffeina Christmas Village”. Ossia dell’antagonista (lo è, anche se diranno di no) del coso giù al Sacrario di cui sopra.
“Nelle splendide piazze e strade medievali del centro storico – ancora le spiegazioni – da piazza del Duomo a piazza della Morte, da piazza san Carluccio a piazza san Pellegrino, il mondo fatato del Natale diventa una spettacolare realtà dove grandi e piccini possono immergersi in una indimenticabile atmosfera da sogno. Un luogo di incontro straordinario con spettacolari attrazioni in un’ambientazione da favola, dove niente è lasciato al caso. Nelle pittoresche e accoglienti casette di legno si possono trovare prodotti enogastronomici di alta qualità da consumare sul posto o da portare via, oggetti artigianali di alta qualità e tantissime idee regalo”.
Se le cose stanno così (e pare che dalle prime adesioni la linea sia proprio questa) quest’anno abbiamo svoltato. Tanto di cappello a Baffo e Rossi. Se le cose andranno diversamente, invece, saremo i primi a rimarcarlo. Per il momento il Christmas Village pare fico. Parecchio.

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