Quali sono i tempi di attesa per le prestazioni erogate all’interno dell’area cardiologica della Asl di Viterbo, secondo l’ultima rilevazione effettuata lo scorso 2 di settembre? I numeri sono decisamente esaustivi: negli ultimi sei mesi tutte le prestazioni cardiologiche sono migliorate sensibilmente per quanto riguarda i giorni di attesa che ci si sente comunicare dall’operatore Cup per la prima visita disponibile a livello aziendale.
Nello specifico: da marzo a settembre per un ecocardiogramma si è passati da 266 a 38 giorni di attesa, per una visita e per un elettrocardiogramma da 21 a 11 giorni, per un elettrocardiogramma da sforzo da 181 a 32 giorni, per un elettrocardiogramma Holter da 36 a 35 giorni. Questi dati sono relativi alla prima disponibilità a livello aziendale, che è poi ciò che è richiesto dalla normativa vigente. Chiaramente, se l’utente vuole essere sottoposto a una prestazione in una struttura specifica e da un singolo professionista, i numeri possono variare.
“Questi primi importanti risultati – spiega il direttore generale della Asl, Daniela Donetti – sono il frutto di quanto avevamo annunciato nel mese di aprile, nel corso della presentazione ai mezzi di comunicazione della nuova rete cardiologica aziendale e, contestualmente, del nuovo modello per il monitoraggio delle liste di attesa. A tal riguardo, dobbiamo ancora lavorare molto, anche sul fronte dell’appropriatezza. L’impegno messo in campo da tutti gli operatori della rete cardiologica e il potenziamento dell’attività ambulatoriale, principalmente a Civita Castellana, a Belcolle, a Tarquinia e a Orte, infatti, confermano quanto avevamo rilevato a inizio 2016, e cioè che il bisogno di salute espresso sul territorio per questa branca era solo parzialmente soddisfatto dalla Asl”.
“Proseguiremo, quindi, su questa strada – aggiunge la Donetti – facendo crescere in quantità e in qualità la nostra offerta di prestazioni cardiologiche, anche con la nuova casa della salute di Soriano nel Cimino e, prossimamente, con quella di Bagnoregio. In altre aree, tuttavia, come quella gastroenterologica, dobbiamo intervenire più sul fronte dell’appropriatezza, a partire da quella prescrittiva, e con azioni volte a rafforzare i programmi di screening, come quello del colon retto. Solo in questa maniera, in determinate aree, potremmo ridurre i tempi di attesa, non essendo possibile aumentare il numero delle prestazioni, la cui mole di attività già oggi si attesta su livelli considerevoli”.