E dopo le mamme, tocca ai gestori dei nidi convenzionati. A mostrare malcontento verso contro il Comune, a seguito della denuncia di alcune famiglie a cui sarebbe stata impedita la libera scelta della struttura dove mandare i propri figli, stavolta intervengono i titolari degli asili privati convenzionati, i quali si sono sentiti penalizzati per come il settore servizi sociali di Palazzo dei Priori ha gestito l’assegnazione dei posti. Anche la replica di ieri da parte dell’assessore ai Servizi sociali, Alessandra Troncarelli, non ha convinto chi fa questo mestiere da anni.
”Certo che le liste d’attesa non ci sono – replicano i gestori – la Troncarelli dice il vero, ma dovrebbe dire anche che non ci sono perché gli uffici hanno escluso dalle graduatorie chi non accettava il ‘Nido a colori’ di Santa Barbara. 52 posti a tariffa comunale, se ripartiti tra le strutture accreditate convenzionate di Viterbo, non sono niente. Se i soldi non c’erano per noi convenzionati, allora non ci sarebbero dovuti essere anche per il nido di Santa Barbara, che è un privato anche quello”. Il presupposto di partenza che dimostrerebbe la disparità di trattamento, secondo i convenzionati, starebbe nel fatto che il ”Nido a colori” in realtà solo sulla carta sarebbe comunale, dato che è gestito da un privato come loro – il consorzio Mosaico, che ne ha affidato la cura alla cooperativa Lo Stregatto -, privo peraltro dell’accreditamento che il Comune ha invece preteso da quelli che si occupano del servizio sul territorio da anni.
”Al Nido a colori è concessa libertà su tutto – aggiungono -. Sono privati che usufruiscono di una struttura comunale, hanno attingono alle nostre stesse graduatorie per reperire bambini e hanno massimo margine di manovra per rette, orari e servizi. Noi, invece, che siamo anche accreditati, dobbiamo sottostare a regole che dovrebbero essere in verità uguali per tutti”.
”Come può un Comune far capire che è serio e responsabile nei confronti delle famiglie e dei bambini? – riprendono – Il principio di eguaglianza è fondamentale nelle metodologie, nelle politiche dell’infanzia e anche in quelle economiche, tra tutti i nidi che appartengono con qualsiasi legame al territorio di riferimento. Qui forse si ignora che gli asili nido, vista la delicatezza dell’ambito in cui operano, fanno parte dei servizi sociali e giocano un ruolo fondamentale nella loro gestione dei suddetti. Chi li amministra non può creare per nessun motivo una disparità di accordi economici, politici, ed educativi, visto che parliamo di servizi alla persona che non possono essere inclusi nella giungla del libero mercato”.
”Questo, invece, è purtroppo ciò che sta accadendo a Viterbo – attaccano ancora -. Mamme pilotate, genitori infuriati, operatori scontenti, rette differenti corrisposte ai vari gestori, mense interne non utilizzate, appalti per le forniture sospesi per eccesso di ribasso, cooperative non accreditate. La verità è che il Comune non ha avuto il coraggio di investire più soldi negli asili nido per dare un servizio di qualità ai cittadini. Non ha avuto il coraggio di fare una scelta politica chiara, togliendoci le convenzioni, e non ha avuto il coraggio di dire pubblicamente che il nido di Santa Barbara è privato e non comunale. In questo modo però – concludono – hanno scontentato tutti, operatori e cittadini”.