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Vasanello che vorremmo

Cosa sono Avviso e Carta di avviso pubblico? Intervista alla minoranza

vasanello01Alessandra, Stefano, Francesco e Saverio sono i consiglieri di minoranza della lista “Vasanello che Vorrei”. Fra il più giovane (Francesco Bergantili, 28 anni) e il più maturo (Saverio Creta), vi è Alessandra Mecocci, che di anni ne ha 48 ed è stata il candidato sindaco per Vasanello nell’ultima tornata elettorale. Alessandra, che è un’insegnante, il progetto “Vasanello che Vorrei” l’ha voluto coltivare come si fa con gli alunni, prima dando e poi chiedendo: concretezza, coerenza, partecipazione e, soprattutto, trasparenza. Ecco perché, quando assieme a Stefano Paolocci ( 45enne) si è deciso di cercare uno strumento che potesse fortificare legalità e onestà non solo amministrativa, l’avvicinamento alla carta di “Avviso pubblico” è stato pressoché consequenziale.

Cosa sono Avviso e Carta di avviso pubblico?

“Avviso pubblico è un’associazione nata nel 1996 per collegare ed organizzare gli amministratori pubblici concretamente impegnati a promuovere la cultura della legalità democratica nella politica, nella pubblica amministrazione e sui territori da essi governati. Attualmente conta più di 360 soci tra Comuni, unioni di Comuni, Province e Regioni. Dal 2011 redige il “rapporto annuale amministratori sotto tiro” per monitorare il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori e al personale della pubblica amministrazione. È stata audita da Commissioni parlamentari di inchiesta, tra cui quella sul fenomeno delle mafie, quella sul fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali e quella sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. La Carta di avviso pubblico (redatta rivisitando e aggiornando la Carta di Pisa) è invece un codice etico composto da 23 articoli che cercano di declinare, nella rispettiva quotidianità amministrativa, l’applicazione dei principi di trasparenza, imparzialità, disciplina e onore previsti dagli articoli 54 e 97 della Costituzione. Di certo la Carta non è solo buoni propositi, belle intenzioni o, come ci hanno rimproverato il giorno del primo consiglio comunale, quello in cui comunicavamo alla Giunta la nostra adesione, è normale doversi comportare così, non c’è bisogno mica di una carta per dircelo”.

Come ne siete venuti a conoscenza?

“Se si è sensibili ai temi della lotta alle mafie e della legalità, si comprende subito che sono l’impegno e la testimonianza a fare la differenza fra azione e passività. La Carta è un documento attivo e quindi, nel flusso di informazioni che abbiamo cercato di intercettare prima di impegnarci con il nostro progetto politico di “Vasanello che Vorrei”, è stato semplice incontrarla e, per un certo verso, esserne conquistati”.

Perché avete aderito?

Come dicevamo, la decisione di adottare la Carta di avviso pubblico viene da lontano: prima ancora di ricevere il mandato elettorale infatti, ci eravamo fatti portavoce (testimoni, appunto) presso i comitati, proponendola, caldeggiandola. Materialmente e cronologicamente è stato quindi il primo atto concreto del nostro sodalizio ma, sopra ogni cosa, è stata un segno, la certezza che eravamo tutti dalla stessa parte e che tutti avremmo remato per gli stessi obiettivi. Un tutti che oggi continua ad abbracciarci soprattutto come cittadini, ognuno finalmente in grado di declinare onestà, verità e trasparenza attraverso un documento vivo e solido”.

Descrivete in due parole Vasanello.

“Vasanello è un classico paese della Tuscia: abbastanza stabile economicamente, decisamente arrancante dal punto di vista dello slancio innovativo, pieno zeppo di gente lavoratrice e perbene, ma profondamente danneggiato dal grosso equivoco, da sempre nascosto dietro alcune forme di chiusura spacciate troppo spesso come tutela proprio di quell’equilibrio economico/sociale da cui invece bisognerebbe trarre spunto e saltare. Ha le qualità, potrebbe dare di più, ma non si impegna, verrebbe da dire in gergo scolastico”.

Chi è il sindaco e la maggioranza?

“Il sindaco, da due mandati, è Antonio Porri, esponente di centrodestra e con una maggioranza di centrodestra.
Se c’è una costante negli ultimi 20 anni di politica vasanellese, forse il dato è proprio questo: non solo è il centrodestra a governare, ma sono perfino le stesse persone a farlo. La coalizione con cui si è affrontata la recente avventura elettorale ha visto schierati con Porri interpreti vecchi di quindici anni, esponenti sempre uguali a se stessi, per niente interessati ad idee che vadano oltre le proprie esistenze, quasi Vasanello dovesse estinguersi dopo i loro mandati”.

Come si farà opposizione all’interno della giunta?

“Guardi, in fase di insediamento c’era stato promesso dal sindaco che avrebbe lavorato assieme a noi della minoranza per il bene del paese. Parole al vento. Ad appena due mesi dalle elezioni, non ci è neanche garantito l’accesso agli atti, il nostro ruolo viene compresso e svalutato quotidianamente. Quindi, già da qualche tempo, abbiamo scelto che l’unica forma di contributo alla crescita della comunità vasanellese sarà l’informazione continua come forma di educazione all’attivismo, perché finora la tattica più usata dalla maggioranza (da questa, ma anche dalle ultime tre) è stata proprio quella della mancata condivisione. Poi, ogni volta che ce ne sarà data la possibilità, proveremo a rendere concrete parti del nostro programma elettorale: l’adesione alla Carta di avviso pubblico entro i primi trenta giorni dal mandato, era infatti un nostro obiettivo e ci siamo riusciti. E poi lo studio continuo e la continua voglia di mettersi in discussione e di condividere, perché si cresce solo facendo così”.

Come la Carta di intenti può essere utile nel vostro lavoro?

“Semplicemente perché mancando di trasparenza si rischia di soffiare su focolai pericolosi. L’amministrazione trasparente che abbiamo pensato e che vorremo noi è quindi fondamentalmente un patto di legalità”.

Perché aderire alla Carta do avviso pubblico?

I detrattori del documento sovente dicono che non c’è bisogno di un patto del genere, se nel Comune non c’è sentore di illegalità. Errore grossolano e perfino sciocco, perché evita di focalizzare l’attenzione su quella che una delle attività insostituibili delle istituzioni: la protezione e la prevenzione. Sottoscrivere protocolli con autorità e Camere di commercio e auspicare specifici incontri formativi antimafia non si fa solo perché c’è qualcosa di preoccupante a cui far fronte. Lo si fa perché è certo che solo prevenendo qualsiasi presenza non desiderata si evitano infiltrazioni e perché, se non adeguatamente riconosciuti e trattati, alcuni atteggiamenti presunti normali, rischiano di condurre verso condizioni di disagio sociale, perdita del senso di cittadinanza, carenza di solidarietà e giustizia sociale. Derive inaccettabili, almeno per noi”.

Emanuela Dei

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