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Secondo DagoSpia Viterbo è radioattiva

La famosa e pungente pagina on-line ci battezza, ma a vederla bene...

L'articolo di DagoSpia

L’articolo di DagoSpia

Non c’è mai una volta che si finisce sulle testata nazionale per qualcosa di fico. Mai. E non è che uno pretende un Nobel, no. Ci basterebbe magari di diventar famosi per il panino più lungo del mondo. Per la mostra decente. Per il turismo in controtendenza. Per la ricetta contro la cellulite. Nulla. Quando si parla su “scala Stivale” di Viterbo, della Tuscia, dei suoi laghi & dei suoi luoghi, occorre sempre tremare. Si clicca sul titolo, buttando poi un occhio trasversale alla notizia con lo stesso stato d’animo della 16enne alle prese col test di gravidanza.
Stavolta però (succede spesso a dir la verità, in questo siamo bravissimi) la scusa di ripiego è bella che pronta. Servita su un piatto d’argento. Che ci terrò sospesi fino al prossimo scivolone.
Il sito in questione, quello dove siamo apparsi, è il mega-contenitore trash (va rimarcato positivamente) denominato DagoSpia. Chi non lo conosce vada subito a cercarlo. Troverà una perfetta via di mezzo tra il Vangelo, Le ore, Novella 2000, Il Corriere della sera e “teorie complottistiche ai tempi di Trump”.
Bene. La notiziola attacca così, senza lasciare molti dubbi: “I posti più radioattivi al mondo? Non c’è Chernobyl, ma c’è Orvieto”. E qui scoppia il più sano dei campanilismi. Evvai, stavolta facciamo meno schifo degli altri. Maledetti umbri-achi, io l’ho sempre sostenuto che siete radioattivi. E via discorrendo, fino a “abbasso la Ternana” e “l’hai portato lu panino?”, che qualche anno fa, molti anni fa, spopolava sulle tribune del calcio provinciale.
Si prosegue, però. “Secondo un rapporto Onu a Orvieto la radioattività è di 5 mSv/anno. Tutta l’area del viterbese al confine con la Maremma e del basso Ternano ha un’alta radioattività naturale a causa delle particolari rocce vulcaniche presenti”. Siamo fritti. Anzi, siamo radioattivi.
Prima di andarci a lavare con il sapone di Marsiglia, comunque, proviamo a verificare la fonte.
“Viviamo immersi nelle radiazioni – spiega Dagospia – Fanno parte del ‘fondo di radioattività naturale’, il Frn, che sulla Terra è in media di 2,4 millisievert (mSv) all’anno. Il sievert è l’unità di misura della dose equivalente di radiazione utilizzata nel Sistema internazionale. Per dare un’idea, una radiografia all’addome o una mammografia comportano una dose di radiazioni inferiore a 1 mSv, una tac addominale a circa 8 mSv“.

Il ciclo del radon

Il ciclo del radon

Ora è certo, diventeremo tutti supereroi (o cretini). Anche se, partendo proprio da Orvieto, la considerazione da fare è una e semplice: sarà mica colpa del radon? Già, è proprio lui il protagonista della vicenda. Quel coso chimico-gassoso che campa volentieri nel tufo. E qui (come in Umbria) di tufo non ne manca certo.
Per una volta insomma DagoSpia ha toppato. Ha ha un tantino gonfiato la notizia, ecco. Siamo radioattivi, è vero. Ma basta aprire le finestre di casa per eliminare il problema.

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