Dopo tre anni di recessione, il 2015 ha registrato il ritorno alla crescita del Pil, ma quella che viviamo è stata definita una “ripresa senza sviluppo” e noi condividiamo questa definizione. Dalla recessione, infatti, se non si ha la capacità di innovare, si passa senza soluzione di continuità alla stagnazione.
Per quanto riguarda allora il processo riformatore, consideriamo positivamente il fatto che il Parlamento abbia approvato un’ampia riforma della Costituzione. Tale riforma modifica aspetti di fondamentale importanza per la vita del Paese, come l’assetto degli organi dello Stato, la competenza legislativa, il ruolo delle Regioni e degli enti locali, le potestà e le competenze del Governo.
Questa riforma sarà sottoposta a referendum popolare nel prossimo mese di ottobre quando si voterà per il sì o per il no. Lasciateci giù dal carro del sì: siamo favorevoli alle riforme costituzionali (anche se non tutto ci piace), ma ci andiamo a piedi, con le nostre gambe, verso il futuro.
Viene ripetuta come simbolo la riduzione dei parlamentari, ma per noi questo non è il solo aspetto importante. Nel testo vengono affrontati temi di cui da molti anni chiediamo con insistenza la risoluzione: una migliore governabilità, la semplificazione e la velocizzazione del procedimento legislativo, la valorizzazione dei rapporti Stato – territori con il completamento del Titolo V. In questo vediamo una risposta reale ai cambiamenti avvenuti in Italia e nel contesto internazionale negli ultimi decenni.
Le implicazioni positive per il mondo produttivo sono senza dubbio visibili. Le misure adottate nell’ultimo anno per attenuare il carico tributario sulle imprese sono un segnale positivo. Ma non bastano. Perché lo spread fiscale tra Italia ed Europa è sempre troppo elevato: 28 miliardi nel 2015. In pratica, i cittadini italiani pagano 461 euro di tasse in più all’anno rispetto alla media europea e il total tax rate, cioè la somma di tutte le imposte e tasse pagate dall’impresa al lordo dei profitti, è pari al 64,8%: il più alto in Europa.
Servono scelte condivise e ispirate ad un progetto di sviluppo economico che punti a rilanciare investimenti, occupazione e creazione d’impresa, facendo leva su una serie di priorità, a cominciare dalla riduzione della pressione fiscale. Si auspica una doverosa attenzione alla famiglia che nella nostra società è anche sinonimo di aggregazione per attività produttive, basti pensare alla presenza nelle micro e piccole imprese di una moltitudine di parenti collaboratori, tra figli e congiunti.
Stefano Signori
Presidente Confartigianato Viterbo